Nuovo svaso, il Coordinamento dice no
L’incubo sta per trasformarsi in realtŕ, o il sogno sta per realizzarsi. Come sempre le medaglie hanno due facce. Quella dell’incubo č di proprietŕ degli abitanti rivieraschi, mentre quella del sogno č dei contadini della bassa.

L’incubo sta per trasformarsi in realtà, o il sogno sta per realizzarsi. Come sempre le medaglie hanno due facce. Quella dell’incubo è di proprietà degli abitanti rivieraschi, mentre quella del sogno è dei contadini della bassa.
Capito niente? Bene, ripartiamo. La Direzione generale dell’agricoltura della Regione Lombardia ha stanziato 32 milioni di euro per realizzare la cosiddetta terza galleria, una condotta forzata che dovrebbe trasportare circa 300 metri cubi di acqua al secondo fuori dall’Eridio, per superare la montagna a sud del lago che ospita (il termine non è esatto, ma non ne troviamo di migliori) la paleofrana.

Sotto questa montagna passano già due gallerie: quella dell’Enel e quella chiamata degli agricoltori. La prima porta l’acqua per una decina di chilometri alla centrale di Vobarno, la seconda non è in buone condizioni, tanto che non ha mai ottenuto il collaudo. Quest’ultima, anzi, ha scatenato suo malgrado il primo presidio sul lago, in febbraio.
Fu riaperta, infatti, nonostante non fosse collaudata, per scaricare l’acqua dal lago in occasione della chiusura della sua sorellona dell’Enel per manutenzione.
Apriti cielo! Perché attivare una galleria non collaudata, se Madrenatura (o Domineddio, come meglio si preferisce) ha creato un emissario, il Chiese, lasciato asciutto dall’uomo?, si chiesero gli abitanti del lago.

Perché, almeno ufficialmente, le lombarde autorità non approvano l’uscita naturale delle acque del lago nel Chiese? Appunto per la paleofrana che incombe sull’alveo. Se cadesse cosa accadrebbe? Si formerebbe una diga… E allora, via con la terza galleria.
La risposta del nuovo Coordinamento delle Pro Loco del lago d’Idro (nuovo perché si è dato una nuova veste, con una Giunta esecutiva ed un nuovo portavoce) è secca come quella del vecchio Coordinamento. La galleria? Una porcata, per usare il termine che piace ad un noto uomo politico lombardo. Motivo? Più d’uno.
“Innanzitutto – osserva Raffaella Pelizzari della Giunta del Coordinamento - la pericolosità della paleofrana non è ancora stata accertata: infatti è in corso un monitoraggio da parte dell’Arpa. Io credo che non si possa giustificare un investimento tanto ingente di fondi pubblici se non si accertano gli effettivi rischi”.
“E poi – aggiunge il portavoce Aldo Armani – perché non si valuta di spendere le risorse per la messa in sicurezza della frana dando priorità alla scelta di minor impatto ambientale sul lago?”.

Che sia la Direzione generale dell’agricoltura lombarda, anziché la Protezione civile, a spingere per la realizzazione della galleria non può che mettere in allarme i rivieraschi. Che lo studio di fattibilità (con relativo mezzo milione di euro) sia stato affidato al Consorzio di bonifica, poi… La dice lunga, secondo i membri del Coordinamento, sull’effettivo uso che se ne vorrà fare. “Il Consorzio – commenta Raffaella Pelizzari – è un soggetto privato di parte”.
Insomma, ce n’è abbastanza per far dichiarare ad Aldo Armani: “Se la Regione Lombardia procede lungo la strada della terza galleria senza tutelare i diritti di noi cittadini e dell’ambiente del lago la popolazione è pronta a resistere e a dar luogo ad un presidio per la difesa del proprio territorio”.

Se le Pro Loco sono preoccupate, non paiono tranquille nemmeno le pubbliche amministrazioni. “Non si capisce – rileva il vicesindaco di Bagolino Enzo Melzani - perché si parli di paleofrana in relazione solo al fiume. Faccio notare che accanto al Chiese passa l’unica strada che collega l’alta valle Sabbia e le Giudicarie con la pianura. D’accordo che siamo in cima al mondo, ma se cadesse la frana saremmo isolati. A questo nessuno ci pensa”. Ergo?
Melzani non lo dice, ma immagina quel che qui tutti immaginano, o quantomeno teme quel che tutti temono: che la terza galleria serva per portare più acqua agli agricoltori, magari riportando i livelli del lago a prima del 2007, anno di ritorno del deflusso minimo vitale nell’emissario. Melzani conclude con una domanda: “Dov’è la Provincia di Trento? Abbiamo bisogno che dica qualcosa”! Detta da un lombardo…

Giuliano Beltrami
1014IdroLago04.jpg