Tonino Zana racconta Sciascia, Paroli e Interlandi
di Sergio Piccerillo

L'appuntamento con il romanzo che Sciascia non è riuscito a scrivere è per le 20 e 30 di questo venerdì sera nella sala Minerva a Manerba del Garda. Serata da intenditori


A febbraio del 1989 lo scrittore siciliano fece tappa a Brescia per farsi raccontare da Stefano Paroli, figlio dell'avvocato Enzo Paroli socialista e antifascista come suo padre salvò la vita di Telesio Interlandi, direttore de "La difesa della razza", fascista, nascondendo lui e famiglia per otto mesi nel seminterrato della propria casa, sottraendolo alla vendetta e al sangue di quei giorni dell'immediato dopo guerra.
 
Di questa storia parlerà Tonino Zana, giornalista del Giornale di Brescia, autore di un bel libro sulla vicenda intitolato "Il nero e il rosso - Il romanzo bresciano che Sciascia non scrisse".
Da ottimo lettore sciasciano Zana ha saputo ricostruire nella cronologia dei fatti la struttura dei sentimenti e delle passioni dei protagonisti che avevano attirato fortemente l'attenzione di Leonardo Sciascia.
 
Nei momenti della sconfitta e della paura, gli Interlandi trovarono una mano amica che li aiutò e li protesse, quella mano che tutti sperano di trovare nel momento dell'estremo pericolo.
Sciascia era interessato alla figura "nobilissima" di quel bresciano che riuscì, nei frangenti pericolosi di quei giorni insanguinati della Brescia del' '45, in un gesto di umanità tanto grande quanto il pericolo che correva, tanto fuori dal comune da far pensare e affermare allo scrittore siciliano in una lettera di preannuncio della sua prossima visita a Stefano Paroli: "Credo che in questo nostro mondo di violenza e di fanatismo, quel che in anni lontani e meno violenti Suo padre ha avuto la forza di fare, noi abbiamo il dovere di non dimenticarlo e di indicarlo come esemplare".
 
Nella storia bresciana, che a Manerba del Garda si tenterà di evocare, ritroveremo la parte più intima dello Sciascia degli ultimi mesi di vita, dedicata al far venire alla luce questi esempi di un'Italia capace di gesti nobilissimi, da contrapporre a molti, troppi, segni di inciviltà e barbarie dei giorni nostri.
 
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