Tolti i sigilli, riprende la produzione
di Ubaldo Vallini

Scossa breve e senza troppi danni, almeno ad una prima analisi, quella “sismico-occupazionale” che nei giorni scorsi ha investito Odolo e una delle unitŕ produttive piů rappresentative del comparto siderurgico.

Scossa breve e senza troppi danni, almeno ad una prima analisi, quella “sismico-occupazionale” che nei giorni scorsi ha investito Odolo e una delle unità produttive più rappresentative del comparto siderurgico.
Ieri pomeriggio, infatti, ha ripreso a produrre lo stabilimento di Sabbio Chiese dove vengono saldate elettricamente le reti partendo dalle “vergelle”.
Intanto in acciaieria e negli impianti di laminazione di Odolo hanno ripreso il loro posto meccanici ed attrezzisti, pronti a far ripartire il forno dalle 6 di questa mattina.

Proprio così: la Ferriera Valsabbia, dopo due giorni di stop forzato a causa del sequestro da parte della magistratura di Napoli, ha ripreso a produrre. I sigilli sono “saltati” uno ad uno ieri mattina, l’ultimo alle 13 e 10 nell’ingresso principale di Odolo, per ordine della stesso Tribunale partenopeo.
Il provvedimento, firmato la sera precedente dalla dott. M.Cristna Ribera avrebbe avuto come giustificazione la completa liceità dell’attuale produzione dello stabilimento.
Formalmente però il sequestro giudiziario rimane e riguarda una vicenda che risale al 2005, tanto che sono stati nominati due “curatori” col compito di vigilare su quanto avviene in azienda: il commercialista napoletano Stefano Cola (un nome, un programma) e il dott. Ettore Guardini.

“Poniamo massima fiducia nella serietà della magistratura di Napoli – ha detto ieri l’avvocato Stefano Mendolia che difende gli interessi della Ferriera Valsabbia -. Hanno dimostrato risolutezza quando si è trattato di intervenire con i sigilli e allo stesso tempo grande attenzione al problema di 350 lavoratori rimasti a casa dall’oggi al domani. Confidiamo che possano proseguire nell’azione giudiziaria con la stessa serietà”.
Insieme all’avvocato hanno fatto “il giro” degli ingressi della fabbrica anche due carabinieri del Noe, e i vertici dell’azienda compreso Ruggero Brunori che si è intrattenuto un attimo col gruppetto di operai che stavano osservando le operazioni: “Si è trattato di un colossale malinteso – ci ha detto -. L’importante era riuscire a far ripartire la produzione, per il resto vedremo”.

L’occasione per fare meglio il punto della situazione l’ha offerta nel pomeriggio il sindaco odolese Fausto Cassetti che ha invitato in municipio i responsabili dell’azienda, la Procura di Napoli o qualcuno che la rappresentasse, Asl e Arpa: “Mi fermano per strada i cittadini e mi chiedono cosa sta accadendo, se c’è pericolo per la salute – ha detto -. Forse vale la pena di chiarire e siete qui per questo”.
All’appuntamento si sono presentati i responsabili della produzione della Ferriera e l’avvocato dell’azienda, gli altri (Asl e Arpa) hanno fatto sapere di non possedere, al momento, sufficienti elementi di giudizio.

Così si sono riservati di partecipare ad un prossimo incontro pubblico. “Ci vengono contestati fatti che risalgono al 2005 e che riguardano i pacchi di auto pressate che venivano successivamente trattati qui a Odolo – ha detto l’avvocato -. Posso dire che all’epoca, non appena l’azienda ha avuto sentore che qualche cosa non andasse per il verso giusto nell’azienda napoletana finita al centro dell’inchiesta, ha sospeso con loro ogni rapporto. Per la verità da allora non è stato nemmeno più utilizzato l’impianto di triturazione di quel genere di materia prima”.
Ipotesi sui tempi della giustizia non ne sono state fatte: “Nessuno ha mai sequestrato da noi materiale proveniente da quell’azienda che non fosse conforme alla descrizione – ha aggiunto l’avvocato -. Siamo perciò molto tranquilli anche per il futuro”.
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