Ora è più chiaro
di Gianluigi Pelizzari

L'argomentazione di questa lettera riguarda i lavori di sistemazione delle aree a lago di Ponte Caffaro, di cui abbiamo gi scritto. Pubblichiamo volentieri


Il lettore di questo giornale è già informato, ma mi permetto di aggiungere qualche considerazione circa quelle opere che in questi giorni sono in corso lungo le rive del lago d’Idro, nel Comune di Bagolino a Ponte Caffaro, nella zona adiacente al punto dove i fiumi Chiese e Caffaro si immettono nel lago.

Dal  progetto che li origina, intitolato con stravaganza “OPERE DI RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE E DI VALORIZZAZIONE ATTE A RIDURRE GLI EFFETTI AMBIENTALI E SANITARI NEGATIVI DELLE SPIAGGE E ARGINI”, appare che questi lavori interesseranno  un fronte di oltre un centinaio di metri, partendo dalla zona ad est del porto, ultimamente  frequentata dagli appassionati del kite surf, per finire ad ovest dello stesso, nel tratto del lungolago dove inizia il campeggio.

Essenzialmente consistono nell’interramento, con leggero sopralzo di circa 30 cm di una fascia di lago, profonda in media circa 25 metri, per tutto il fronte della suddetta porzione di costa.

In premessa alla Relazione Tecnica del Progetto Esecutivo, si leggono le seguenti affermazioni:

“... trattasi di un intervento in funzione dei nuovi livelli lacuali. Infatti dopo decenni di sfruttamento idrico, con abnorme prelievo d’ acqua per fini idroelettrici ed irrigui, dagli inizi dell’anno 2007 le quote del lago d’Idro sono finalmente tornate quelle naturali, consentendo il deflusso minimo vitale del Fiume Chiese.
 
I danni provocati dalle passate variazioni idrografiche e dagli artificiosi interventi di scavo e riporto degli anni ’50 e ‘60, compromettono oggi lo stato degli argini e delle spiagge rendendoli insalubri, instabili, insicuri, essendo continuamente soggetti ad erosioni e ristagni d’acqua. Le ripide e cedevoli scarpate, unitamente alle profonde depressioni artificiali, determinano quindi effetti ambientali negativi, sanabili con l’intervento proposto ….”

Da tempo so che si possono avere opinioni diverse, ciò nonostante rimango stupito dalla mia lontananza di pensiero nella valutazione di questi luoghi.

Beninteso, non voglio entrare nella contesa tra cosa è, o non è, bello, buono, sano, naturale, ma fare qualche considerazione si. Non mi lascio incantare da affermazioni quali: “Se è fatto dalla natura è naturale. Se e fatto dall’uomo è artificiale”, perché non sono affatto sicuro di conoscere quello che sarebbe il vero naturale e non credo sia facile distinguerlo dall'artificiale. Di più, non sono assolutamente certo che il “naturale” sia migliore dell’ artificiale.

In molti ambienti ciò che è considerato “naturale”, viene giudicato più “buono”, più “giusto”, più “sano” e più “sicuro”. So che questa idea sta alla base di pregiudizi e quindi non credo sia lecito riferirvisi senza avvisare. Non ho mai pensato ai “bei tempi andati” e detto che si stava meglio “allora” di oggi. Non credo che un campo di grano, ben coltivato e ordinato, sia più “naturale” di un bel palazzo di città.
 
Sono invece convinto che non ci sia niente di più culturale dell'idea di natura, e quindi legata al proprio bagaglio di informazione ereditato e maturato nella propria esperienza.

Cosi avviso che intendo “natura”, “naturale”, riferiti al mio pensiero, scritti con la minuscola, come penso sia concesso a tutti coloro che vogliono dire qualcosa senza pretendere di rivelare verità. Il lettore è avvisato, e su questo terreno voglio confrontarmi e dire la mia.

Detto questo aggiungo subito, che i miei occhi traggono godimento più alla vista di un prato o di un bosco che di una periferia urbana costruita negli anni dello “sviluppo” della seconda metà del secolo scorso. Non posso dire che fosse così anche tempo indietro.
Allora i modelli, importati dal nord di qualche paese oltreoceano, suggerivano case costruite con porte in alluminio e finestre con tapparelle, con mobili di formica ad arredare la cucina. Erano economiche soprattutto per chi le costruiva.

Oggi dopo solo mezzo secolo, il consumo di territorio, l’ampliamento dei centri abitati, l’abbandono delle attività agricole non hanno portato sviluppo. Quasi ovunque, e non hanno fatto eccezione i nostri territori, la crescita del dopoguerra non ha arricchito l’identità collettiva della nostre comunità, ma al contrario ne ha quasi minato l’unità; non è diventata un sostegno alla memoria storica.

In altre parole il paesaggio oggi ci restituisce un’immagine del nostro territorio meno attraente e soprattutto più povero.

Gli anni che ci stanno davanti però ci chiedono di rivedere gli schemi del nostro progresso, di reinventare cosa possa farci crescere. Partendo dall’ambiente e dal paesaggio elementi primari che più di altro riflettono il legame esistente tra l'uomo e il suo territorio, l'analisi di quel paesaggio e l'attenzione posta su di esso sono fondamentali per arrivare a comprendere le reali potenzialità che quel territorio ha di ospitare uomini capaci di riconoscersi e di continuare il loro cammino di crescita.

Quale luogo, quale spazio, quale elemento, qui su da noi in alta valle Sabbia, può circoscrivere e contenere l’idea migliore di ambiente e paesaggio più di quella data dal nostro lago d’Idro? Ecco spiegato, almeno dal mio punto di vista, perché chi vuole proporre e parlare di sviluppo, dalle nostre parti deve prendere in seria considerazione ogni azione che fa intorno a questo maltrattato bene del territorio.

Io credo che il mio pensiero possa essere condiviso, ma temo che non venga colto il significato negativo anche di queste lavori che oggi aggrediscono il lago. Opere realizzate con l’idea di considerarlo come bene disponibile solo da chi lo amministra provvisoriamente. Ecco perché sono preoccupato delle opere che si stanno facendo.

A mio giudizio la zona ad est del porto, rappresenta la naturale adiacenza della zona umida vicina, dove il biotopo scema progressivamente lasciando il posto naturalmente al lago che può essere qui goduto anche dagli umani. E dunque è parte integrale della zona di valore ambientale più preziosa di tutta la costa caffarese.

La si vuole sottrarre al lago, dandogli una forma artificiale, inventata per regalare qualche metro quadrato al godimento ludico anch’esso artificiale. Per carità, niente contro il gioco che anzi vedo di buon occhio, se non altro per ricordi passati, ma non si può prendere tutto.

Sembra che tutto sia nato dall’idea forse sviluppata sul posto, magari nel chiosco vicino, per soddisfare le esigenze di spazio adiacente. Quindi, via al piano per costruire norme che non intralcino le concessioni. Poi come si giustificano le opere? Il metodo è collaudato. E’ un po’ primitivo ma funziona: si parla male del luogo, perché degradato e malsano, bisognoso di cure e attenzioni.

Quando, tempo fa venne presentato il PGT (Piano di Governo del Territorio) del comune di Bagolino, ci accorgemmo che questa zona ad est del porto, quella che oggi è interessata dalle opere in questione, veniva indicata, nelle varie cartografie, in mille modi, ma mai come parte integrante del lago.

Noi naturalmente lo facemmo presente e presentammo una osservazione per sistemare la corretta classificazione. Naturalmente l’osservazione non venne accolta, ma ci fu detto che loro sapevano ma preferivano sistemare la questione con parole bizantine.

Ora è più chiaro, il lago non può essere interrato, la legge lo difende, un prato si, ancora di più se lo presenti come insalubre e maleodorante!

Ci fu un altro episodio che non compresi a suo tempo, quando ne venni a conoscenza. Dalla relazione di Infrastrutture Lombardia, nello studio e analisi degli effetti ambientali conseguenti all’applicazione della regola di gestione dei nuovi livelli nella zona di Ponte Caffaro, apparve un immagine che raccontava, tracciando una linea accanto alla strada costiera, dove sarebbe arrivata l’acqua dopo la realizzazione della nuova galleria e traversa. Con il lago al massimo invaso (368 m slm) avrebbe raggiunto praticamente la sede stradale!

Rimasi sorpreso e mi convinsi che questa possibilità, evidentemente inaccettabile, avrebbe portato gli amministratori di maggioranza di Bagolino a ripensare la loro accanita condiscendenza agli accordi per le nuove opere. Non successe nulla, la loro granitica convinzione nella bontà delle nuove opere rimase immutata.

Ora è più chiaro, il lago loro lo allontanano facendolo arretrare artificialmente di 25 metri, realizzando una scogliera artificiale con massi giganti che lo fermano in là, occupando lo spazio naturale del prato che dolcemente declina quando l’acqua si ritira.

Tutto spesato, paga la Regione Lombardia 320 mila euro spesi bene fino a quando il lago si riprenderà la sua terra.

 

Gianluigi Pelizzari

zLettere.jpg