Fine estate
di Itu

E' tempo di rientri, le giornate sono sempre più corte e la luce arriva di sbieco e taglia di netto il paesaggio in ombre che preannunciano l'arrivo dell'autunno

 
Tutte le volte la solita storia, mi prometto di non lasciarmi invaghire dalla dolcezza dei frutti, dalle lunghe ore di luce, dal desiderato calore sognato nel gelido inverno montano, di quel passeggiare in abiti leggeri e incontrare i paesani: tutte le volte cado come mosca nella ragnatela, a fine estate mi sento di nuovo in ansia di non saper affrontare il buio e il freddo prossimi.

Allora guardo i segni che mi accompagnano nel tempo che verrà, il codice che nella trasformazione mi farà entrare nella prossima rugginosa stagione.

Ieri in passeggiata ho incontrato una farfalla, mi sono chiesta se era lei quel bruco che ho trovato sull’asfalto un mese fa vestito di arancio e irto di cespuglietti irsuti come aghi, il potere di trasformazione ha giocato un bello scherzo che dura ancora qualche giorno appena.

Sempre rimango stupita dell’arte dei ragni che consapevoli del termine ultimo alle loro tele si dedicano a ritmi serrati al lavoro che si allarga in fili lunghissimi negli angoli delle finestre ed entrate: sempre così, tutto si impara proprio quando stiamo per attraversare un nuovo guado.

Ma ieri sono rimasta incantata da un altro segnale che mi era sfuggito in altri tempi.
Vicino ad un torrentello un prato secco di sassi e cespugli erbosi decorati da decine di minute chioccioline elegantemente bianche e con spirali a disegnare il guscio di una riga nera sottile sottile.

Su di uno stelo era possibile contarne quanto il numero delle dita delle mani, un’ artistica civetteria della burlesca natura che ha radunato a convegno delle chioccioline a bisbigliarsi qualcosa di guscio in guscio.

Il temporale se arriva dimentica sempre più spesso di allargarsi ai raggi del sole e si porta dietro un cielo greve di nuvole.





 
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