Quando il dolce è bianco
di Itu

Anche un colore aggiunge e rivela la golosità nella scelta di ricette che di regione in regione scavano la nostra cultura.

 
Questa volta i miei pensieri si imbattono in cucina (spesso per la verità, perché gli ingredienti della vita sono la nostra energia alimentare) voglio sfruttare in modo dolce un cartone di latte aperto e vado a cercare nel paradiso internet una ricetta che da un po’ di tempo mi frulla in testa.
 
Biancomangiare si chiama, trovo che l’origine è siciliana, ma trova adepti di poco variati anche in regioni lontane come la Sardegna e il Piemonte, quel segreto percorso delle ricette antiche che si trova a mescolare i rimasugli della dispensa.
 
Il procedimento di realizzazione è  talmente semplice che non ho potuto imbrogliare neppure con le varianti che di volta in volta uso in altre ricette, vien fuori una specie di budino che può gratificare il palato; quello che trovo interessante è che i siciliani lo considerano un dolce elegante in virtù del colore bianco con cui si presenta.
 
Dopo qualche giorno trovo al supermercato la pasta pronta del cannolo siciliano da poter riempire a piacimento e mi trovo ancora a considerare quel bianco che riconosce nella ricotta il suo ingrediente principe e quel velo di zucchero a velo che copre ancora il dorato del biscotto.
Mi viene in mente ancora la superba cassata siciliana, sento nel ricordo ancora quel bianco prevalente che scoppia di luce dai vassoi delle pasticcerie in Sicilia, credo proprio che il bianco in Trinacria ispiri sapore dolce fin dal primo distillato del seno materno.
 
Quello che ancora mi sorprende è quell’aggettivo di eleganza attribuito al biancomangiare, come se i siciliani dovessero scusarsi della bontà dei loro dolci tipici.
Chi si lascia trasportare dai colori per ritrovare sapore nella memoria dolce può trovare il nero del cioccolato, il giallo di uova, il marrone dello zucchero caramellato, tutti ingredienti miracolosi a soddisfare la golosità.

 
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