L'operazione è dei Carabinieri di Vobarno: nei giorni scorsi hanno individuato e denunciato un minorenne della zona che, in un armadio in casa sua, aveva allestito una piccola serra indoor nella quale stava coltivando in vaso tre piantine di canapa indica, una delle quali era già alta una trentina di centimetri.

 

Durante la perquisizione del domicilio, oltre ad alcuni semi della stessa pianta, flaconi di concime specifico, correttore di ph e lampada con temporizzatore, i militari hanno rinvenuto anche uno scontrino fiscale che riportava l'acquisto di tutto quanto il materiale, emesso da un negozio specializzato che si trova a Brescia.
Ed è lì che i carabinieri si sono presentati a chiedere spiegazioni.
 

Già: in città di questi negozi ce ne sarebbero già un paio.

Nessuno può vietare loro di vendere attrezzatura per giardinaggio e neppure semi di canapa indica, che possono essere commercializzati "per collezione" essendo questi chicchi, che arrivano quasi tutti dalla vicina Spagna, del tutto privi di sostanza psicotropa.
 

Quello che i carabinieri hanno contestato alla proprietaria del negozio è di vendere tali semi abbinandoli a tutto il necessario per farli crescere rigogliosi e accompagnando il tutto di consigli pratici per la coltivazione, per di più a un minorenne.
Insomma: il reato ipotizzato a carico del negoziante è quello di "istigazione, proselitismo ed induzione al reato di persona minore".
 

Il giro d'affari è notevole: basti pensare che nel negozio cittadino i militari hanno rinvenuto e sequestrato 2.500 semi di cannabis, per un valore stimato di circa 30 mila euro.

Sul mercato, infatti, un seme di questa pianta può valere da 10 a 100 euro.

Alla faccia del "collezionismo": il prezzo viene stabilito in base al contenuto in "thc" (sostanza psicoattiva) che debitamente coltivata la futura pianta è in grado di sviluppare.