Il bambino e la TV
di Giuliana Beghini Franchini

Sembra che bambini siano gli utenti piů assidui della televisione: si calcola che in media trascorrano circa 30 ore settimanali davanti al piccolo schermo!

 
Li vediamo fin dal mattino incollati alla TV e parcheggiati da quella “baby sitter” che produce immagini.
E secondo alcune ricerche si pensa che il bambino, prima di aver terminato le scuole elementari, abbia giĂ  visto a piĂą di 100.000 scene di violenza e 8.000 omicidi.
 
Non è per nulla esagerato allarmarsi e pensare a quanto la televisione, con la sua rappresentazione continua della violenza, sia uno strumento che non solo può spaventare i bambini, ma può anche aumentare la probabilità della comparsa di un comportamento violento.
Il bambino è più vulnerabile dell’adulto alle scene di violenza perché soprattutto nei primi stadi dello sviluppo l’identificazione con “l’eroe” protagonista della storia è più facile. Ciò accade per il fatto che è molto influenzabile per ciò che concerne gli schemi di comportamento sociale.
 
L’ eccessiva esposizione a scene di violenza può far aumentare la paura della realtà come può produrre l’ idea che la violenza sia un fatto comune e il suo uso in definitiva lecito.
 
Come affrontare allora il problema? Che fare? Come comportarsi?
Risposte difficili soprattutto se non abbiamo sufficiente coraggio di eliminare il televisore o di spegnerlo sapientemente di tanto in tanto come modo, per noi, di disintossicare la mente e come protezione dell’infanzia.
 
La TV di per sé non è un demone pericoloso se la sappiamo utilizzare bene e non la teniamo accesa per parcheggiare i bambini.
Forse può essere difficile evitare che le immagini violente, così frequenti a tutte le ore, invadano gli occhi e la mente dei bambini.
 
Ma una possibilità c’è. 
Consiste nel tentare di “imparare la TV” come dice Anna Oliviero Ferraris.
In altre parole si tratta di analizzare insieme con i figli la violenza e i contenuti aggressivi che vengono proposti. 
 
Alcuni esempi.
Sottolineare come questa sia spesso un mezzo semplice e sbrigativo per risolvere i problemi.
Far vedere che la realtà è assai più complessa della finzione e che le aggressioni e la violenza (sia fisica che verbale) di solito non risolvono i conflitti.
Far presente, soprattutto ai piu’ piccoli, che si tratta pur sempre di fiction, cioè che i protagonisti sono comunque attori e non si fanno male veramente.

Giuliana Franchini
 
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