Una giornata allo scavo del Lucone
di Cesare Fumana

Giornata di visite istituzionali ieri al sito palafitticolo di Polpenazze dove han fatto un sopraluogo il presidente del Museo e il sindaco di Gavardo insieme alla preside del liceo "Fermi" di Salò. All'opera come volontari anche alcuni studenti liceali

 

Proseguono senza sosta gli scavi archeologici al sito palafitticolo del lago Lucone a Polpenazze, dal 2011 patrimonio dell’Unesco. Non passa giorno che lo scavo della terra nerastra non riporti alla luce piccoli e grandi reperti: vasellame e cocci, ossi di animali, semi e bacche, piccoli e grandi utensili in legno e selce, attrezzi in legno, corde, frammenti di tessuto.
Gli strati argillosi di questo lago prosciugato hanno inoltre conservato le palizzate in legno di quercia delle palafitte, che spuntano numerosi per tutta l’area di scavo.

«Attraverso la dendrocronologia della piante di quercia – riferisce l’archeologo Marco Baioni, direttore dello scavo, oltre che direttore e conservatore del Museo Archeologico della Valle Sabbia di Gavardo – si è riusciti a fornire una datazione precisa all’insediamento: 2034 avanti Cristo».

Come si sa, l’età di un albero si misura contando gli anelli della sezione del tronco e ogni anno ha uno spessore di crescita diverso. Un meticoloso studio, compiuto da ricercatori tedeschi proprio sugli alberi di quercia, ha consentito di creare una sequenza che permette di verificare gli anni in cui sono cresciuti queste piante, e di conseguenza dare una datazione precisa ai tronchi utilizzati.

Dopo un rovinoso incendio, il villaggio su palafitte fu rifondato nel 1969 a.C.: a questo periodo risale il cranio di un bimbo di 3-4 anni rinvenuto lo scorso anno, avvolto in una corteccia di quercia.

Visite istituzionali
Queste e altre curiosità, oltre all’illustrazione del lavoro di scavo, sono state presentate ieri dal direttore agli ospiti istituzionali in visita al cantiere: accompagnati dal presidente dell’Istituzione museale gavardese, Angelo D’Acunto, c’erano il sindaco di Gavardo Emanuele Vezzola e la dirigente scolastica del liceo “Fermi†di Salò, Maria Gabriella Podestà.

Un’occasione per la prof.ssa Podestà di vedere alcuni suoi studenti all’opera. Infatti, grazie a un accordo fra il liceo e il museo, gli studenti del triennio che durante l’estate partecipano per almeno due settimane all’attività di scavo possono ottenere dei crediti scolastici.

«A turno sono presenti in cantiere al massimo cinque studenti universitari e cinque del liceo – precisa Baioni – che si affiancano ai volontari del Gruppo Grotte di Gavardo, da sempre una risorsa importante per l’attività del cantiere».
Alcuni studenti presenti per il secondo anno sono stati impiegati direttamente nell’attività di scavo al fianco dei ricercatori.
A questo progetto hanno aderito una decina di liceali; alcuni, complice anche il buon clima che si respira al cantiere, si sono appassionati al lavoro di archeologo, tanto da proseguire la loro collaborazione ben oltre le due settimane.
Studenti e ricercatori universitari provengono invece dalle università di Trento, Milano, Verona e Padova.

Non solo scavi
Lo scavo archeologico è un vero e proprio cantiere. Ieri alcuni volontari erano impiegati nella manutenzione dell’attrezzatura e nella sistemazione di barriere parapetto attorno allo scavo.
Sono state posizionate per consentire ai visitatori di muoversi in sicurezza, visto che ora lo scavo è profondo circa un metro e mezzo.
Ogni secchio di terra raccolto va poi setacciato per recuperare i numerosi reperti. «I giovani liceali sono particolarmente bravi a scovare anche i frammenti più piccoli – racconta l’archeologo –; uno fra l’altro è particolarmente abile nel ricomporre i vasi partendo dai cocci: un’attività meticolosa e non facile».

Nelle ultime settimane l’area di scavo si sta ulteriormente ampliando. È cominciato, infatti, lo scavo di una trincea nella direzione del lago per scoprire fino a che punto dalla riva si sviluppavano le palafitte; i volontari sono stati impegnati nella costruzione della copertura.

Dallo scavo al Museo
I reperti più importanti rinvenuti negli anni scorsi al Lucone sono esposti nella bella mostra “Il popolo dei laghiâ€, attualmente allestita presso il Museo archeologico di Gavardo, in questi giorni visitata anche da numerosi turisti stranieri. La classificazione come sito Unisco ha accresciuto la conoscenza del museo ben oltre i confini nazionali.

Gli strumenti in legno (remi, vasi, falcetti, ecc.) rinvenuti nel sito di Polpenazze formano la più ricca collezione di materiale vegetale neolitico recuperato in Italia e ha destato l’interesse dell’Istituto centrale del restauro di Roma che restaurerà 60 reperti: dopo un intervento di liofilizzazione per consentirne la conservazione, i reperti saranno restituiti al museo per l’esposizione.

In foto:
. da sin.: la prof.ssa Maria Gabriella Podestà, il sindaco Emanuele Vezzola, il presidente del Museo Angelo D’Acunto, l’archeologo Marco Baioni
. l’illustrazione degli scavi
. il sito palafitticolo
. la nuova trincea di scavo

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