Il cacciatore di leoni
di Giancarlo Marchesi

Il lavoro di ricerca dello storico dell'Arte Alberto Rizzi, fino a ieri sintetizzato in una coppia di voluminosi e pregevoli libri, si arricchisce di un terzo tomo

 
Molto spesso viene utilizzata l’espressione fatica riferita ad un libro.
Pensando al lavoro che ha richiesto l’ultima opera dello storico dell’arte Alberto Rizzi «I leoni di San Marco. Simbolo della Repubblica Veneta nella scultura e nella pittura», coedizione Cirerre edizioni – Consiglio regionale del Veneto – Giunta regionale del Vento, che ora esce ampliata di un terzo tomo, questo termine pare assolutamente calzante.
 
Anzi, come evidenzia lo stesso autore, questa opera è qualcosa di più di una fatica.
Essa è il lavoro di una vita, e non solo per il trentennale impegno profuso dall’autore, ma perché nei tre densi tomi vi è espresso il suo modo di sentire l’arte, vale a dire in intimo rapporto con la storia e l’ambiente.
Laureatosi in lettere all’Università di Padova, con una tesi sulle chiese rupestri del Basilicata, nel 1969 Rizzi ottiene la direzione dell’Accademia dei Concordi di Rovigo.
Successivamente presta la propria attività presso le Soprintendenze ai beni artistici e storici di Bologna, Venezia e Trieste, dapprima come collaboratore e poi, dal 1975, come funzionario.
 
Nel biennio 1976-77 dirige la quasi totalità dei lavori sugli affreschi in seguito al terremoto in Friuli del 1976.
Nel 1978 è nuovamente a Venezia in qualità di direttore presso la locale Soprintendenza.
Dopo queste esperienze, passa a disposizione del ministero degli Esteri, ricoprendo la carica di attaché culturale in Polonia dal 1981 al 1987, dove organizza il nuovo Istituto italiano di cultura a Cracovia.
Sul finire degli anni Ottanta, si congeda dal ministero dei Beni culturali per dedicarsi alla ricerca, che non aveva abbandonato neppure negli anni polacchi.
Da quella fase, lo studioso veneziano inizia una indagine globale sui leoni marciani, una ricerca capillare che lo conduce a setacciare tutti i possedimenti della Serenissima: un affascinante viaggio, dalle rive dell’Adda al mare di Cipro, a «caccia» dell’emblema leonino.
 
Oggi, infatti, l’antico territorio della Repubblica veneta è ripartito tra sette Stati: Italia, Slovenia, Croazia, Montenegro, Albania, Grecia e Cipro.
In questi anni Alberto Rizzi ha studiato e schedato oltre 10mila leoni presenti in gonfaloni, monete, ceramiche, proclami a stampa, ma soprattutto in sculture e dipinti, specie in quelli murali, dove questo simbolo raggiunse la sua forma più compiuta.
 
Tra i territori «esplorati», non poteva certo mancare il Bresciano: da Pontevico a Ponte di Legno, passando per Brescia e la riviera del Garda, Rizzi ha analizzato svariate decine di opere, tra antiche e moderne (quelle realizzate dopo il 1797, anno della caduta della Repubblica del Leone).
 
Grazie alla preziosa collaborazione instaurata con un nutrito gruppo informatori locali – tra gli altri spiccano Alfredo Bonomi, Luca Ferremi, Carlo Sabatti – lo studioso ha realizzato una dettagliata mappa della presenza dell’emblema veneto nel nostro territorio, che ora possiamo ammirare, (corredata di suggestive immagini) nel volume fresco di stampa.
 
Nelle foto:
- Alberto Rizzi
- il leone a Bagolino
- il leone a Salò
 
 
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