Papà ci sei? Dove sei?
di c.f.

La figura e il ruolo del padre nel nuovo appuntamento della serie "Genitori in forma-zione" in programma questo luned sera a Villanuova con lo psicologo e psicoanalista Giuseppe Maiolo

 

“Papà ci sei? Dove sei?” è il titolo dell’incontro di lunedì prossimo, 27 maggio, del percorso di crescita per lo sviluppo delle relazioni educative per crescere con i figli “Genitori in formazione”, organizzato dall’amministrazione comunale di Villanuova sul Clisi.

Relatore della serata, che avrà luogo nella sala consiliare del municipio, con inizio alle 20.45, sarà Giuseppe Maiolo, psicologo, psicoanalista, curatore anche dell’intera rassegna.

Gli abbiamo chiesto di anticiparci i temi dell’incontro dedicato alla figura e al ruolo del padre nell’educazione dei figli.

Com’è cambiata la figura del padre negli ultimi anni?

I padri di oggi sono decisamente diversi da quelli di un tempo. Diverso è l’atteggiamento nei confronti dei figli, diversa l’attenzione e la partecipazione al progetto educativo. Ma poi sono diverse le figure del padre. Non c’è solo una tipologia: ce ne sono molte. Non ci sono più i padri autoritari, dispotici e inflessibili, o ne sono rimasti davvero pochi. Sono stati sostituiti dai padri affettivi che si prendono cura della prole fin dalla nascita, si preoccupano del loro benessere fisico ed emotivo. Insomma i padri degli ultimi anni hanno gettato la corazza per mettere i panni più teneri e dolci. Per certi versi è stato un cambiamento epocale quello che a partire dagli anni settanta ha visto i padri cambiare radicalmente atteggiamento nella relazione con i figli.
Se da una parte però hanno recuperato un codice nuovo e molto simile a quello materno per interagire e parlare con la prole, oggi sono ancora alla ricerca di una propria identità, in quanto spesso sono mancanti di funzioni. In effetti io trovo che oggi i padri non siano assenti dalla scena familiare, se non in quelle relazioni che vedono il disgregamento della famiglia a seguito di separazioni e divorzi. Caso mai mancano di spessore e di autorevolezza e soprattutto manca il loro codice identificativo capace, soprattutto in adolescenza, di orientare e dare futuro ai figli. Per questo si parla spesso di padri pallidi, padri deboli oppure pacifisti e mammi. In questo momento quindi la trasformazione della figura paterna non è ancora terminata.

Quale ruolo deve avere in famiglia il padre nell’educare i propri figli?

Una funzione basilare della figura paterna nella dinamica familiare è quella che affida a lui sia il carico della protezione della prole che il compito trasmettere sicurezza e fiducia. Il suo ruolo dovrebbe essere quello di colui che osserva e ascolta, che contiene e conforta. Funzioni che hanno forza, energia e si coniugano benissimo con la tenerezza e la dolcezza che non sono doti esclusivamente femminili. Se il padre “materno” è una conquista il “mammo” però è una perdita di funzioni. La cosiddetta società “senza padri” è una realtà dolorosa per tanti adolescenti che hanno bisogno di guida, rassicurazione, spinta a lasciare le sponde rassicuranti della famiglia, la madre, le comodità di un nido caldo che ripara dalle intemperie. Allora credo si tratti non di recuperare il volto di Zeus padre degli dei e gerarca, ma il gesto di un padre che, ora per fortuna disarmato si capace di assolvere il proprio compito con pazienza e forza e al contempo non sia geloso del proprio figlio o invidioso della sua adolescenza.

I padri di oggi sono più consapevoli del loro ruolo educativo?

Purtroppo non è sempre facile essere consapevoli di se stessi e del proprio ruolo, soprattutto quando si sta mutando pelle. E i padri oggi attraversano generalmente una fase critica perché devono ricostruire un'immagine interna del proprio padre. Hanno necessità pertanto di essere aiutati a ritrovare quelle funzioni specifiche della funzione paterna che permettono al figlio di crescere sicuro di sé e una volta divenuto adolescente gli permettono di salpare dal porto sicuro della famiglia per iniziare il suo viaggio verso l’autonomia e l’indipendenza. Perché è soprattutto nel corso dell’adolescenza che i padri devono essere presenti con la forza dell’autorevolezza.
Penso che molti padri siano consapevoli di essere deboli e fragili, impazienti e soprattutto timorosi dei propri figli, cosa quest’ultima decisamente nuova. Ma da soli questi nuovi padri spesso non ce la fanno a mutare atteggiamento perché mancano di modelli di riferimento. Allora urge davvero recuperare prima di tutto dentro con un processo di crescita personale, quel codice paterno sbiadito. E poi è necessario sostenere anche una trasformazione culturale che aiuti un po’ tutti a rimodellare un’ingombrante figura maschile narcisista diffusa e accattivante che vede contagiando il ruolo paterno finisce per mostrare padri più concentrati su se stessi che capaci di relazioni equilibrate e profonde con i propri figli.

In foto il dott. Giuseppe Maiolo

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