Ave vince una causa del valore di 4,3 milioni
Il collegio arbitrale della Camera di conciliazione internazionale di Parigi si č espresso in giugno con un lodo con cui ha condannato una societŕ italiana, controllata da una multinazionale, a pagare 4,3 milioni di euro ad Ave.

Il collegio arbitrale della Camera di conciliazione internazionale di Parigi si è espresso in giugno con un lodo con cui ha condannato una società italiana, controllata da una multinazionale, a pagare 4,3 milioni di euro ad Ave e Finbel di Rezzato, importo che corrisponde a danni, spese ed interessi subiti dal 2003 al 2007 dal gruppo elettrotecnico bresciano guidato da Alessandro Belli con i figli.

Il Tribunale di Milano lo scorso 7 agosto ha successivamente confermato e reso esecutivo il lodo in forza dell’efficacia anche in Italia della pronuncia arbitrale francese, che è ora inappellabile, dopo che l’azienda bresciana che produce interruttori modulari elettrici di alto design sia indirettamente, che tramite i propri legali, aveva richiesto il pagamento di quanto previsto dal lodo stesso. Richieste che non ebbero tuttavia alcun esito costringendo Ave e Finbel a domandare alla Magistratura italiana un decreto di esecuzione.

Tutto ha origine da una collaborazione internazionale per la produzione di apparecchiature elettriche alla quale Ave partecipava insieme ad una multinazionale, collaborazione nata dopo la firma di un accordo quadro, siglato nell’ottobre del 2001, e ad una successiva appendice del 2003 finalizzati alla realizzazione di un progetto nel quale vennero tuttavia a mancare alcuni componenti che - sulla scorta di quanto emerso dal lodo - vanificarono così l’impegno della società bresciana.

Nel settembre del 2004 prende così avvio un contenzioso internazionale che sfocia in una domanda d’arbitrato in cui Ave e Finbel si costituiscono depositando una memoria di risposta alla domanda di arbitrato presentata dalla controparte estera, memoria accompagnata da numerose «domande riconvenzionali» per effetto di quanto previsto dal codice di procedura civile che consente al convenuto di non limitarsi unicamente alla difesa, ma anche di chiedere la condanna della controparte.

In sintesi Ave e Finbel domandavano che l’accordo quadro e le successive appendici venissero dichiarati risolti e che le società attrici venissero condannate a risarcire i danni subiti.
Il 2 giugno, dopo 50 ore di deposizioni di testimoni e dopo l’esame di una massiccia documentazione, il collegio arbitrale dichiara la risoluzione dell’accordo causa inadempimento.

c. fac.
Da giornale di Brescia
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