Tanti auguri alla «zia Cia»
di red.

Per tutti i suoi di Barghe la “zia Cia”, ma lei suor Romana Ceresa, nata nel 1919, da 60anni al servizio del Signore. Una ricorrenza questa che la comunit del piccolo centro valsabbino intende festeggiare “alla grande”.

Per tutti i suoi di Barghe è la “zia Cia”, ma lei è suor Romana Ceresa, nata nel 1919, da 60anni al servizio del Signore. Una ricorrenza questa che la comunità del piccolo centro valsabbino intende festeggiare “alla grande”, ritrovandosi in oratorio domani (domenica) a sessant’anni esatti da quando iniziò quel viaggio in treno che la portò alla Casa Madre di Torricella dove poi divenne una delle suore della Carità di S. Giovanna d’Antida.

Fino all’età di 28 anni Romana vive al servizio della numerosa famiglia.
La frequenza alla Parrocchia e la vicinanza alle suore che vivono in paese sono fondamentali per la sua decisione di accettare la chiamata di Gesù, che viene messa in pratica all’indomani dell’ultima guerra, a metà settembre del 1947.

A causa del carattere volitivo, a suor Romana vengono affidati incarichi che le permettono di darsi da fare. Dopo due anni è a Legnano, poi a Varese, dove presta servizio come infermiera. Poi le tocca Sondrio con i reparti ospedalieri di Maternità e Chirurgia dove si ferma per sei anni.
Le malattie che si cura di far sopportare agli altri non la risparmiano: si ammala prima di tubercolosi e si salva, unica di 12 consorelle ricoverate con lei a Vimercate.

A Brescia le tolgono i 185 calcoli alla cistifellea che ancora conserva. Non demorde: una volta guarita si occupa dei bimbi tubercolotici di Olgiate Olona, poi a Monza in Chirurgia, a Cremona con gli anziani.
Nel ’77 del secolo scorso viene inviata all’ospedale militare di Bolzano, dove diventa beniamina dei ragazzi che le chiedevano di intercedere per ottenere licenze.
Solo negli anni Ottanta rientra alla casa madre, dove prende ad occuparsi delle consorelle anziane.

Dopo aver curato per tanti anni il grande “parco” variopinto degli esseri umani, dal 2.002, suor Romana ha preso ad occuparsi quasi esclusivamente di un giardino verde che guarda verso il lago d’Orta, quello di una casa per suore anziane dove non manca ancora di darsi da fare, con la stessa amorevole cura che la contraddistingueva nei confronti dei familiari quando era ragazzina.
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