La chiesa di San Lorenzo a Promo e il polittico cinquecentesco
di Alfredo Bonomi

Chi č appassionato d'arte e vuole scoprire un vero tesoro deve portarsi a Promo di Vestone e dedicare una visita alla chiesa si S. Lorenzo

 
San Lorenzo, a ragione, può essere considerata lo spartiacque artistico fra l’arte quattrocentesca e quella pienamente rinascimentale in Valle Sabbia.
In questo piacevole pellegrinare per gustare ciò che si osserva bisogna però agganciarsi a qualche riferimento storico.

Proprio in questa zona si sviluppò la prima comunità civile e religiosa di Vestone con la chiesa di S. Lorenzo, originariamente ad architettura romanica con copertura in legno “a capanna”, come le pievi e le chiese rustiche costruite dal 1200 al 1400.
La dedicazione della chiesa ci indica anche la sua origine.
Essa fu una diaconia sussidiaria della pieve di Santa Maria “ad undas” di Idro, posta ai limiti meridionali del vastissimo territorio dipendente religiosamente da questa pieve.
Qui, accanto alla prima chiesetta, doveva esserci un ricovero per i pellegrini che transitavano per la valle, organizzato nei secoli VIII e IX o forse ancora prima.

Ben presto però la comunità religiosa di Promo-Vestone, per la fortunata posizione geografica del borgo, ha assunto un ruolo importante all’interno del territorio della pieve diventando un secondo polo religioso, quasi paritario nei confronti della pieve stessa, dalla quale si staccò il 15 settembre 1480, diventando parrocchia.
Nell’evolversi dell’economia, alla fine del XVI secolo, l’asse religioso vestonese seguendo i mutamenti della consistenza urbana, si porterà da Promo al fondovalle presso la chiesa dedicata alla visitazione della Vergine a Santa Maria Elisabetta, diventata la nuova sede parrocchiale.
Ma a Promo rimarrĂ  sempre vivo il ricordo della prima organizzazione religiosa di Vestone.

Nonostante i rimaneggiamenti subiti nella seconda metà del secolo XVII e nei primi anni del XVIII, che ne intaccarono in parte la fisionomia, S. Lorenzo di Promo è ancora la costruzione più prestigiosa del territorio del Comune di Vestone ed uno dei più importanti templi della valle.
All’esterno verso il cimitero, che può essere definito il “piccolo monumentale” delle glorie valsabbine del 1800 con la rassegna delle belle tombe dei personaggi “rinascimentali”, una elegante loggetta rende l’insieme più piacevole.
La torre campanaria reca due date: 1530 e 1531. A coronamento è resa più snella da quattro bifore, tra le poche rimaste in Val Sabbia.

L’interno è una vera sorpresa.
Alterna testimonianze della primitiva costruzione ed ulteriori apporti ed è la “pinacoteca” di Vestone.
Sulle pareti, scoperti e restaurati negli ultimi anni, ci sono interessanti affreschi.
Uno è datato 1533.
Sopra l’altare maggiore, ed è questo l’oggetto che consiglia la visita alla chiesa, è posto un polittico cinquecentesco di notevole importanza.

Le cornici lignee, sicuramente della prima metà del 1500, hanno un’architettura classicheggiante, chiara nell’impostazione che denota i fecondi legami che la valle ha avuto con i movimenti artistici più vasti e qualificati.
L’impianto ligneo è molto importante perché ci richiama tutto il discorso delle “botteghe” d’intaglio attive in valle prima dell’avvento dei Pialorsi “Boscaì” e dei Bonomi.
Si sa che parecchie botteghe arricchirono le chiese della valle di opere oggi scomparse, sostituite o rimosse nel corso dei secoli XVII e XVIII con l’avvento della “ventata barocca”.
Maffeo Olivieri e Stefano Lamberti, attivi a Condino proprio nei primi anni del 1500, devono aver lasciato un’impronta anche in Valle Sabbia e alcune particolarità di questo polittico non sono lontane dall’influsso delle opere di questi grandissimi scultori lignei.
 
Più tardi, probabilmente verso la metà del 1600, l’originario polittico venne riquadrato con una ulteriore soasa a mo’ di cornice.
Le tavole del polittico, databili nei primi decenni del 1500, sono attribuite al pittore Martino da Gavardo, artista valligiano la cui pittura può essere ricondotta all’alveo dell’espressività lombarda del grande Foppa.
Nell’architettura lignea sono inserite, nel registro inferiore, le tavole della “Madonna” con “S. Lorenzo” e “S. Stefano” a figura intera, “S.Giovanni” e “S.Giuseppe” a mezzo busto; nel registro superiore il “Dio Padre” con ai lati “S.Sebastiano” e “S.Rocco” e nel fastigio è collocata “l’annunciazione”.
 
Questo insieme di elementi poggia sulla predella in cui sono rappresentati l’”Ultima cena”, il “martirio di S.Lorenzo”.
Sui plinti delle lesene ci sono i quattro “Padri della Chiesa”.
La figura dell’Eterno Padre dall’alto domina la composizione; l’aspetto autorevole, la sfera del passato e del futuro con l’acqua, la terra, il firmamento ci parlano dell’origine prima di tutto l’universo e dei viventi e ci conducono all’unica vera unità.

La Madonna, bellissima ed intensamente materna, centro focale del complesso, si presenta nel suo aspetto rassicurante come il centro della venerazione popolare, vera Madre a cui riferirsi nei casi tristi come in quelli felici.
S. Lorenzo, S. Stefano, santi legati alla stessa origine della chiesa ed all’organizzazione religiosa del territorio della pieve, con maggior preminenza degli altri santi, s’impongono in questa liturgia silenziosa a far da fedele contorno all’Eterno padre, alla Madonna, agli altri santi; “i Padri della Chiesa” e” l’Ultima cena” sono tasselli fermi di questo percorso di fede, di questo “libro liturgico” in pittura, adatto anche per chi non sapeva leggere i libri che uscivano dalle prime stamperie gestite anche da parecchi valligiani.
 
Per concludere si impone un auspicio.
Questo è proprio il luogo ideale per ospitare una mostra sugli intagli lignei valligiani dei secoli XVI e XVII  (certamente quelli che si possono spostare agevolmente, come le statue della Madonna, dei santi e crocifissi).
Dopo le due grandi mostre che il Comune di Vestone ha promosso sull’opera di Togni e Garosio il polittico in S. Lorenzo farebbe da meraviglioso sfondo ad uno sforzo creativo (certo anche finanziario!) che possa mostrare la grandezza della peculiarità valsabbina nel campo degli intagli lignei.
 
Qualche volta le intuizioni si avverano e non è detto che accada anche per questa .
 
Alfredo Bonomi

 

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