Caso Tanghetti, nessuna riduzione in schiavitù
di Redazione

Si è conclusa con il non luogo a procedere l'udienza sulla richiesta di rinvio a giudizio davanti al Tribunale di Brescia nei confronti della fondatrice dell'associazione Sergio Minelli di Prevalle

 

Non luogo a procedere. Lo ha deciso ieri in sede di udienza preliminare il gup Francesco Nappo nei confronti di Fiorella Tersilla Tanghetti, la presunta santona della "setta della porta accanto", che con altri 21 imputati era accusata di mantenimento e riduzione in servitù. Prima vittoria in tribunale dunque per la 55enne imprenditrice lumezzanese da quasi dieci anni al centro di un dibattuto caso giudiziario e mediatico.

Il pm Ambrogio Cassiani aveva chiesto il rinvio a giudizio per la fondatrice della Sergio Minelli, onlus di riferimento per numerosi centri di accoglienza per bisognosi sparsi nel Bresciano. Stessa richiesta il pm l'aveva avanzata a carico dei 21 collaboratori, accusati dell'articolo 600 del codice penale e, a vario titolo, di calunnia. Ma il giudice ha ritenuto che le prove fossero contraddittorie ed ha quindi disposto il non luogo a procedere per tutti.

La vicenda finì in Procura nel 2004 quando, nell'ambito di una causa di separazione dal marito, una donna denunciò una storia terribile. La Tanghetti per anni fingendosi la Madonna avrebbe sfruttato i bisognosi e si sarebbe creata un impero economico. Si sarebbe servita della manodopera di decine di ospiti delle sue comunità, costretti - si disse - a punizioni corporali e a lavorare nottetempo. Ma la difesa ha portato decine di persone che hanno testimoniato il contrario.

La presunta santona tornerà comunque in tribunale il 2 luglio: deve affrontare la seconda tranche dell'inchiesta. Ad attenderla, in questo caso con 15 collaboratori, il processo per associazione a delinquere finalizzata ai maltrattamenti e sequestro.

Fonte Agi

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