Il popolo dei laghi
di Redazione

Sabato ai musei di Gavardo e di Desenzano saranno inaugurate due esposizioni dedicate alle palafitte del Garda, patrimonio dell'umanità

 

Poco meno di due anni fa numerosi siti palafitticoli dell´intero arco alpino, dalla Francia alla Slovenia, venivano proclamati «Patrimonio Mondiale» dell´Unesco. Tra questi il lago Lucone di Polpenazze, il Lavagnone a Desenzano, il Gabbiano e il Vecchia Lugana a Sirmione. Per celebrare il riconoscimento, sabato 23 marzo sarà inaugurata la mostra «Il popolo dei laghi. Le palafitte del Garda patrimonio dell´umanità». I laghi, al plurale, sono il Garda e i tanti bacini inframorenici che costellano le colline della zona.

Le esposizioni di fatto saranno due: una al museo «Giovanni Rambotti» di Desenzano e una al Museo archeologico della Valle Sabbia di Gavardo, organizzate dai due comuni nell´ambito del progetto per la valorizzazione delle aree archeologiche, cofinanziato dalla Regione Lombardia. Per Desenzano la notizia più importante è che per l´occasione saranno esposti per la prima volta i materiali raccolti da Rambotti, a cui è intitolato il museo, e da lui stesso disegnati sul taccuino, normalmente conservati al museo nazionale preistorico etnografico «Luigi Pigorini» di Roma, che acquistò l´intera collezione. Oltre a una carrellata sui principali siti palafitticoli dei bacini inframorenici, ci sarà ampio spazio per i ripostigli di asce dell´età del Bronzo, coevi alle fasi più antiche di vita delle palafitte, rinvenuti a Remedello Sotto e Torbole Casaglia.

A Gavardo, invece, la mostra illustrerà modalità di vita e attività artigianali su una palafitta tra il XXI e il XX secolo a.C.
Il tema sarà declinato attraverso i materiali e i dati derivanti dai recenti scavi al sito D del Lucone di Polpenazze, dove nel corso delle campagne svoltesi in più di mezzo secolo sono stati rinvenuti moltissimi manufatti oggi conservati proprio nell´area museale gavardese. Nel corso della campagna di scavi dell´anno scorso, a luglio è stato trovato il teschio di un bambino di quattromila anni fa morto per un´infezione da otite.
È stato chiamato «Gabri» in onore di quanto fatto da Gabriele Bocchio (Gruppo Grotte Gavardo), uno dei volontari attivi nelle ricerche.

La mostra, alla quale saranno affiancati percorsi didattici nei mesi estivi, sarà inaugurata sabato 23 marzo a Desenzano alle ore 15 e a Gavardo alle 17.30 e resterà aperta fino al 23 settembre.

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