Una valle tagliata a metà
di Ubaldo Vallini

Oggi il sopralluogo da parte dei tecnici, domani l'inizio dei lavori che non permetteranno la riapertura della 237 del Caffaro fino al 2 febbraio.

 
Una riunione-fiume, quella di ieri mattina in Prefettura, durante la quale si sono confrontati gli amministratori locali, i rappresentanti del Demanio e tutti coloro che devono garantire la sicurezza dei cittadini.
Tre ore è durata.
Alla fine è stato deciso che la 237 del Caffaro non riaprirà prima del 2 febbraio.
Tanto è necessario per ripristinare le condizioni minime di sicurezza lungo il mezzo chilometro d'asfalto che scorre proprio sotto alla Batteria Tirolo, i cui bastioni minacciano ulteriori frane.
 
Un intervento che non risolverà del tutto il problema dei massi che periodicamente precipitano dal Monte Censo.
La soluzione definitiva potrà essere solo la costruzione lungo quel tratto di strada provinciale di una barriera paramassi, meglio una galleria.
A sostenere le spese dell'intervento di questi giorni sarà il Demanio, che già ne aveva previsto uno per 150 mila euro su un altro fronte pericolante, sempre all'interno del complesso della Rocca d'Anfo.

Si tratta insomma di affrontare per primo il problema più urgente.
Oggi il sopralluogo dei tecnici. I lavori cominceranno domani mattina ed è già stato ipotizzato l'utilizzo di esplosivi per distruggere un intero sperone di roccia, prima di procedere alla bonifica dell'intero fronte frana: circa 400 metri in larghezza per 300 di dislivello.
 
«Finalmente si sta concretizzando quello che la Provincia di Brescia sollecita da tempo - ha dichiarato riguardo ai lavori imminenti il Presidente della Provincia di Brescia, On. Daniele Molgora -. Da oltre un anno insistiamo affinché l'Agenzia del Demanio, unica proprietaria del Compendio, consolidi la roccia della Rocca d'Anfo per garantire ai cittadini di transitare in sicurezza».
 
Quello del Demanio con ogni probabilità sarà però l'ultimo intervento.
E' già stata prevista infatti la cessione dell'intera struttura al Comune di Anfo, che la concederà poi in comodato d'uso per 99 anni alla Comunità Montana di Valle Sabbia.
La chiusura dell'arteria valsabbina, importantissima via di comunicazione anche per il Trentino, ha lasciato allibiti quanti erano costretti ad utilizzarla ogni giorni per lavoro o per raggiungere la scuola.
 
Ieri pomeriggio, in una saletta attrezzata a centro operativo nella sede di Nozza della Comunità montana, si sono alternati uomini di scuola, funzionari della Sia, imprenditori, tecnici e amministratori.
Tutti impegnati a garantire un minimo di continuità logistica fra il territorio di Bagolino e il resto della valle Sabbia.
 
Il transito delle persone sarà garantito via lago fra i porti di Ponte Caffaro e Anfo e da lì con i mezzi della Sia.
Il servizio entrerà in funzione già questa mattina con l'imbarcazione dei volontari della Eridio Sub, buona per una dozzina di persone per volta.
Da domani entrerà in funzione un battello da 110 posti e potranno ricominciare a frequentare la scuola gli studenti delle superiori: sono circa 150 quelli che oggi giorno scendono da Bagolino e dal Trentino.
Più ancora sono gli operai.
 
Il 118 ha già organizzato le emergenze con Tione, qualche problema ci sarà col medico di guardia.
Chi sarà costretto ad utilizzare l'auto dovrà salire fino al lago di Ledro e poi scendere da Riva del Garda.
Per i camion, si pensi all'Acqua Maniva che da sola ne movimenta una decina ogni giorno, si tratta di percorrere 200 chilometri in più attraverso la Valle dell'Adige: «Una spesa che ci porta fuori mercato» ha detto il patron Michele Foglio, la cui azienda sta valutando l'ipotesi del fermo di produzione.
Ancora tutto da valutare l'impatto che la chiusura della strada avrà sul turismo.
 
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