Manualità e creatività
di Aldo Vaglia

In un articolo sul Corriere della Sera lo storico Giuseppe Galasso affronta un problema complesso e carico di interrogativi


Eccolo: le nuove tecnologie sono da salutare con favore perché sono il segno della modernizzazione? O possono avere delle controindicazioni?

Per Aristotele la mano è “l’organo degli organi”. Giordano Bruno ne sovverte l’ordine: “l’essere umano non possiede già l’intelletto attivo, ma arriva ad ottenerlo proprio attraverso l’uso strumentale della mano.
Nel bellissimo film di fantascienza, trasmesso poche sere fa su “Iris” 2001 Odissea nello Spazio, l’ominide afferra l’osso per difendersi e da questo gesto ha inizio l’evoluzione che lo porta nello spazio.
H. Focillon "nell’elogio della mano” così si esprime: “le mani sono volti senza occhi e senza voci, ma vedenti e parlanti… Il fare e il pensiero passano attraverso la mano che è contemporaneamente un fare e un pensare, un organismo muto e cieco che tuttavia sa parlare e vedere con persuasione e acutezza”.

Agli inizi della “rivoluzione industriale” l’uomo temeva di essere condannato alla disoccupazione e alla miseria dalle macchine. Questo non si è avverato, ma negli anni ’70 imprenditori e sindacati si accorsero che il lavoro alla “catena di montaggio” era alienante e improduttivo.
La ripetitività dell’operazione portava alla perdita di interesse per il lavoro e ne risentiva  la produttività.
Una diversa organizzazione, con un lavoratore più attivo, era più vantaggiosa non solo sotto il profilo psicologico, ma anche economico.
In ogni caso la trasformazione dell’artigiano in operaio si è rivelata una perdita di sapienza e conoscenza.

Qualcosa del genere sta accadendo anche per la cultura. Se nell’industria la manualità si è ridotta a schiacciare bottoni, il computer ha trasformato lo scrivere in digitare.
Lettere autografe sono una rarità, Email e messaggi ne hanno preso il posto, sono sicuramente più rapidi e funzionali, ma meno intimi e personali.
Si vuole introdurre il computer anche alle elementari, in molte scuole si è già fatto. I vecchi esercizi di calligrafia non si fanno più, non è importante imparare a memoria, per i calcoli si usa la calcolatrice.
I ministri dell’istruzione che si sono succeduti dal ’45 ad oggi, se si esclude il 2000-2001 con De Mauro, hanno avuto più rapporti con i partiti di riferimento che con la cultura, in una specie di moderno MinCulPop con risultati scadenti sia per la propaganda che per la scuola.

Maria Montessori, che con la scuola aveva più dimestichezza dei ministri, così si esprimeva sulla manualità: “quando l’uomo pensa, egli pensa e agisce con le mani. Dappertutto si trovano tracce della mano dell’uomo e attraverso queste tracce possiamo riconoscere lo spirito dell’uomo ed il pensiero del suo tempo. Grazie alle mani che hanno accompagnato l’intelligenza si è creata la civiltà”.
Perdere la manualità è privarsi di una parte dell’intelletto e della creatività. La scuola non ha bisogno di essere alla moda, inseguire le modernizzazioni non sempre porta giovamento. La macchina è per sua natura standardizzante ed omologante e i fanciulli sono molto più plasmabili degli adulti.
 
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