A pranzo col DNA
di Claudia Forti

Se vi siete abbuffati durante le feste non sentitevi in colpa, i responsabili sono i vostri antenati. Riguardo al cibo, infatti, il comportamento umano dal Neolitico a oggi non è poi molto cambiato.


Nel mondo ideale la grande varietà ed abbondanza di alimenti disponibili permette la massima libertà di scelta e quindi una corretta alimentazione.
Finalmente certi di non soffrire la fame, potremo considerare gli alimenti e i nostri pasti senza affanno, pregustando il piacere del cibo e alzandoci dalla tavola senza sentirci appesantiti.
 
Perché abbuffarci se tanto sappiamo che domani il cibo non mancherà?
Insomma nel migliore dei mondi potremo essere liberi di mangiare a nostro piacimento con l’unico limite: la nostra capacità di moderarci.
Nel mondo reale invece non è esattamente così.
Viviamo e mangiamo sotto il segno dell’eccesso, quasi ancora increduli di esserci affrancati dal bisogno. Inoltre accantoniamo da brave formiche provviste timorosi di improvvise carestie, ma soprattutto buttiamo via perché abbiamo comprato troppo.
 
Un comportamento così insensato ci rende tutti degli irresponsabili?
Evidentemente non è così semplice, altrimenti gli sprechi e gli eccessi sarebbero finiti da tempo.
Nel rapporto con il cibo  non siamo molto dissimili dal nostri progenitori antichi, che faticando a mettere insieme il pranzo con la cena, in presenza di cibo preferiva riempirsi perché chissà il domani che cosa avrebbe riservato.
 
E così rimpinziamo noi stessi e le nostre dispense di cibo, nel timore di rimanere senza.
Insomma è bene conoscere la nostra natura per non lottare contro l’istinto ad accumulare per far fronte ad un incerto futuro.
Di fronte al cibo anche il più civilizzato abitante del mondo industrializzato può avere reazioni non tanto diversa dall’uomo del Neolitico.
Quindi è colpa dei nostri geni!
 
da donneoggi.it
 
 
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