Algeria a tutto tondo
Sono state le esportazioni la salvezza delle aziende siderurgiche lombarde nel corso del 2012. La Ferriera Valsabbia ha beneficiato in particolare del mercato algerino.

 
I forni elettrici delle acciaierie bresciane devono ringraziare soprattutto l'Algeria, terra di conquista per il tondo per cemento armato, la vergella e le reti elettrosaldate prodotte sul territorio locale.
Tra queste aziende come l'Alfa Acciai di Brescia, la Ferriera Valsabbia di Odolo e il gruppo Feralpi di Lonato.
 
Il 2012 di Alfa, il maggior produttore italiano di tondo, è stato caratterizzato da un ulteriore calo del mercato nazionale dell'ordine del 20 per cento, bilanciato, come detto, da una maggiore quota di export che ha consentito di mantenere il break even (già in questi anni di crisi si è portato ai minimi termini).
I prezzi sull'export sono però meno remunerativi di quelli sul mercato nazionale e questo ha impattato sulla redditività.
Alla luce della situazione di mercato che non presenta comunque prospettive di crescita nel medio termine, secondo fonti vicine all'azienda ora si porrà con tutta probabilità, nel prossimo anno, il tema del ridimensionamento dell'attività in modo strutturale.
Alfa ha già beneficiato dei contratti di solidarietà, ormai arrivati al quarto anno di utilizzo e pertanto non più prorogabili nel 2013 (l'azienda è stata tra i primi ad applicarli in siderurgia, poi imitata dalle altre aziende).
 
Nell'ultimo bilancio depositato di Ferriera Valsabbia la quota export è balzata dal 23% del totale al 41%, con 190mila tonnellate di acciaio consegnate oltre confine, di cui 160mila in Algeria.
Ora l'azienda ha annunciato un investimento da 20 milioni in un nuovo forno fusorio.
 
Il gruppo Feralpi di Lonato, invece, ha festeggiato proprio nei mesi scorsi venti anni di presenza in Germania est: un legame che si è rivelato determinante per i conti del gruppo, soprattutto in questi ultimi anni di difficoltà sul mercato interno per tutti i «tondinari» bresciani, fortemente condizionati dal momento no del mercato dell'edilizia. Secondo molti osservatori locali, in termini di prospettive di mercato nazionale, un ulteriore rallentamento delle opere pubbliche (o in mancanza di un piano straordinario quanto poco probabile) andrebbe a determinare ulteriori negatività: il settore potrebbe subire un ulteriore declino e conseguentemente si renderebbero necessari ulteriori ridimensionamenti strutturali e chiusure.
 
Nel 2013, però, gli analisti intravedono i primi, timidi, segnali di crescita.
 
Fonte: Sole24h
Tra i settori utilizzatori di acciaio, le costruzioni saliranno dell'1,4 per cento rispetto al 2012, mentre il manifatturiero migliorerà le proprie performance dell'1,3 per cento.
 
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