Un Tiziano a Bagolino
di Ubaldo Vallini

Gli esperti non hanno dubbi: nel secondo altare a destra della parrocchiale di Bagolino è conservato un quadro di inestimabile valore. Prima di loro lo affermano i documenti ritrovati nelle scorse settimane

 
Da sinistra a destra ci sono San Rocco, Sant'Aniano, San Marco e san Sebastiano. Sopra c'è una natività.
Questi i personaggi rappresentati nella pala di s. Aniano, che si trova a corredo del secondo altare a destra della cattedrale che Bagolino dedica a San Giorgio.
Un'opera che da qualche tempo è diventata oggetto delle attenzioni degli esperti che sono convinti: è stata realizzata dal Tiziano.
 
Si sa che il tempo macina memoria e l'oblio se ne nutre. Ogni tanto però qualcuno prova a ricordare.
Così il professor Tiziano Ratti, esperto d'arte e a sua volta artista, che non ha potuto fare a meno di notare che quell'altare laterale è l'unico, in san Giorgio, ad essere dotato e fin dai secoli scorsi di una transenna.
 
«E perché mai ci sarà stato bisogno di tenere lontani i fedeli da quella tela?» si è chiesto il professore.
Lui il primo ad ipotizzare che fosse proprio opera del maestro veneziano, quando ha avuto modo di scartabellare fra i documenti storici conservati in parrocchia, nel Comune di Bagolino e dopo una visita nell'archivio arcivescovile di Trento.
 
Un'intuizione che nelle scorse settimane è stata suffragata dagli esiti sorprendenti della ricerca portata avanti dal professor Luigi Menapace, studioso nato a Riva di Trento, laureato all'Università di Pavia e ora residente a Tione.
Menapace ha infatti indicato in Tiziano l'autore dell'opera, riferendosi non al Ratti certo, ma a Tiziano Vecellio, artista innovatore e poliedrico nato e vissuto fra il Quattrocento ed il Cinquecento.
 
Pochi dubbi, secondo lo studioso, che si è lanciato non solo nell'analisi dei documenti storici che comproverebbero il pagamento della tela alla bottega veneziana del famoso pittore, ma anche nel confronto fra l'opera custodita nella parrocchiale bagossa e altre attribuite o siglate dal Tiziano.
Insomma, se quel quadro proprio non fa parte della produzione personale del Vecellio, certo arriva dalla sua bottega.
Il Tiziano infatti, è risaputo, era artista e nel contempo capace imprenditore, fu uno dei pochi pittori italiani titolari di una vera e propria azienda di produzione artistica.
 
Numerosi gli accenni documentali nel "Libro degli ordini" del Comune di Bagolino, ma ancora più significativa la testimonianza del vescovo di Trento che il 6 giugno del 1671 scrive in latino di "aver notato una pala d'altare di S.Aniano, San Marco, San Rocco e San Sebastiano dipinta dalla mano di un insigne pittore, attribuita a Tiziano e soprattutto a un prezzo a un valore inestimabile".
 
Del resto il legame diretto di Bagolino con Venezia è cosa nota.
Non per nulla la cattedrale bagossa ospita numerosi affreschi di Palma il Giovane e di Pietro Ricchi detto "il Lucchese", una pala d'altare  della bottega del Tintoretto e una di Francesco Torbido detto "il Moro".
 
Originariamente conservata nella vicina chiesa di San Lorenzo, all'inizio dell'Ottocento, la pala del Tiziano venne trasferita nella parrocchiale per evitare il saccheggio di opere d'arte da parte delle truppe francesi al comando di Napoleone.
 
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