Prima neve
di Itu

Forse tutto è già stato detto sull'emozione della prima nevicata di stagione, ma ancora si illumina dei nostri sensi e dei nostri più fondi ricordi.

 
Ancora non mi rassegno, il respiro del tempo che porta la neve mi gira nel corpo e mi affanna: mi sembra che le ore siano troppo corte, che non basti la spesa, che la legna non sia sufficiente nel cesto accanto al fuoco, guardo le nuvole polpose di quel travaglio bianco che tra poco scenderà in fiocchi, l’odore del freddo nevoso si appoggia rigido in tutto il giardino.
 
Poi, mentre ancora giro per casa in esasperazione guardo dalla finestra, sfarfalleggiano radi delle polveri bianche, ed ancora non voglio capire. Attacca, non attacca, è troppo freddo, è bagnata, mentre scende trastullandosi nell’aria già i fiocchi si agglutinano e si stringono nel prato a farsi posto, ad abbracciarsi, a stendere la trama del tappeto soffice che progetta il tempo di caduta.
 
E’ il silenzio che stringe di bianco il paesaggio, tutto rallenta ed anche l’ansia si stempera nel candore.
Basta fretta, solo bianco.
La sera non mi rendo conto se ancora nel giardino nevica, guardo contro un lampione della strada e nel suo raggio di luce vedo ancora raffiche lente che scendono: spero che le strade siano sgombre delle auto di chi rientra dal lavoro, che la fatica del giorno sia tiepida di quella minestra calda spartita nella famiglia, perché sembra troppo triste la neve senza qualcuno con cui spartire  la sua magia.
 

 

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