In tanti per l'addio a Oriano
di val.

La parrocchiale che Barghe ha dedicato a San Giorgio non è bastata. Ci sono voluti il sagrato, l'adiacente parcheggio ed il vicino parco per contenere il cordoglio e la voglia di esserci.

 
C'era da accompagnare Oriano Ceresa per il suo ultimo viaggio.
Il padre, il marito, l'alpino, il sindaco e soprattutto l'amico.
Lasciata la camera ardente allestita nell'abitazione di via XXV Aprile, la bara di legno chiaro con le spoglie mortali di Oriano Ceresa ha fatto il suo ingresso in municipio a mezzogiorno per il saluto istituzionale.
 
Ad attenderlo alle 15, quando è stata l'ora di accompagnarlo fino in chiesa, per rendergli omaggio c'erano quasi tutti i sindaci della Valle Sabbia, gli Alpini della zona B della Monte Suello di cui fa parte il gruppo di Barghe e le delegazioni delle associazioni d'arma della Valle, la banda San Gottardo, le divise dei Carabinieri della Compagnia di Salò col capitano Luigi Lubello, quelle del Consorzio di Polizia municipale in livrea da cerimonia.
Insieme a loro tantissime persone.
 
Ma ancora più presente era il silenzio, che al di là delle note della banda, delle parole spese per il rito e per alcune commosse testimonianze, è stata la cifra di questo commiato.
Il silenzio, null'altro.
Perché è difficile trovare le parole quando ad andarsene è un uomo come Oriano Ceresa.
 
Ci ha provato don Franco, ricordando il ruolo importantissimo che il sindaco scomparso ha avuto per la comunità, come uomo delle istituzioni, ma ancora prima e più a lungo come cristiano: «Ciascuno di noi è un'impronta di Dio ed è lui che dispone della nostra vita, noi non siamo in grado di comprenderne i disegni - ha detto -. Siamo certi però che se il Signore ce l'ha portato via è perché nella sua breve vita Oriano ha fatto quello che doveva fare».
 
Poi il parroco ha ricordato la camera ardente nella quale Rita, la moglie, ha voluto come unico arredo sacro una croce con appeso un drappo: «Si tratta della stazione della via crucis che narra della deposizione dalla croce, quando è finita la sofferenza. Così è stato anche per Oriano e come per Gesù la morte non è stata la fine della sua fama, anzi: qui a Barghe si è accesa una stella. Sta brillando in cielo per dirci che le cose per le quali ha vissuto Oriano, con profonda cristianità, sono vere e fondamentali. Ringraziamo il Signore di avercelo fatto conoscere».
 
In chiesa hanno preso la parola padre Fiorenzo che ha esortato tutti a seguire l'esempio di rettitudine rappresentato dalla vita di Oriano; il vicesindaco Giorgio Girelli in nome dell'amministrazione comunale, il presidente della Comunità montana Ermano Pasini per conto dei sindaci.
 
Ha parlato l'amico di sempre Gianantonio Girelli che, con la voce rotta dall'emozione, ha voluto interpretare il senso di smarrimento  che albergava nel cuore di tutti i presenti, ricordando di Oriano soprattutto le qualità umane, salutandolo con le parole di Francesco d'Assisi: «Laudato si' mi' Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male».
 
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