I polli di Renzi
di Leretico

Va bene, non erano polli erano capponi, ma la sostanza non cambia. Mentre andavano alla morte, i capponi di Renzo Tramaglino facevano la figura dei polli tanto quanto quelli di Renzi che si dibattono...


... si beccano tra loro senza presentire la stessa fine.
Eh sì, perché non si può che definire così la corsa per le primarie del centro-sinistra.
 
La resa dei conti: una domenica di inizio dicembre, i polli saranno lasciati alla serva del dottor Azzecca-garbugli (o sbroglia-gnommeri che dir si voglia) e zac! Tutto si risolverà.
Il dottor Azzecca-garbugli è "una cima d'uomo", sa come fare.
Questa storia delle regole delle primarie è proprio un caso per lui.
Andrà a prendere quella "grida" che parla proprio di questo caso e ce la leggerà. Ci farà intendere che nella norma è tutto previsto.
E Renzi ascoltandone la recitazione "cercando di cavar il costrutto chiaro, e di mirar proprio quelle sacrosante parole", immaginerà il necessario perché sia fatta giustizia. Insomma questi polli saranno pur serviti a qualcosa!
 
Il Don Rodrigo Bersani, quello che vuole impedire il matrimonio tra Renzi e Lucia Italia, l'avversario conservatore dalla facile ironia emiliana, avrebbe insomma giocato sporco sulle regole. In pratica lui e il cugino conte Attilio Vendola hanno saputo bloccare quello che Renzi pensava ormai già realizzato: un futuro senza rottami ingombranti, dinosauri calcificati, deambulanti inopinati solo per inerzia, che non hanno saputo opporsi allo strapotere berlusconiano ma lo hanno quasi assecondato.
 
A Renzi tocca invece assaporare l'amaro della prima sconfitta: il rapimento della sua innamorata Lucia Italia.
La poverella si dibatte tra le grinfie di Gertrude Rosy Bindi, una donna piena di amarezza, la quale, costretta in una veste di religiosa oppressione, è capace di accusare il povero Renzi di essere nientepopodimeno che "il grimaldello di chi vuole spaccare il PD".
 
Che fare in questa situazione? Ci penserà la provvidenza.
Oppure dovremo attendere la conversione dell'Innominato Casini, sempre stato insieme agli sgherri berlusconiani, ma ora in procinto di passare notti insonni per risolvere il dilemma di dove stia il bene per l'Italia: con la sinistra oppure con i soliti cattivoni?
 
Fra Cristoforo Napolitano lo aveva detto qualche tempo prima: "Verrà un giorno...". E quel giorno, quello delle elezioni, verrà.
Saranno presenti il "porcellum" e il contadinello molisano Di Pietro, spinti dalla curiosità del raduno nazional-popolare generato della visita di un quasi santo come il cardinal Federigo Borromeo Monti, uomo che commuove per il bene che sa dispensare, per il numero di conversioni di evasori totali che sa realizzare al solo annuncio della propria presenza.
 
Ma tutti i nostri personaggi non saranno preparati alla peste della corruzione, malattia di una infettività straordinaria.
Dalla peste è difficile guarire, i più soccombono.
Lucia Italia ne uscirà con un voto di castità da cui Fra Cristoforo Napolitano la libererà presto, essendo preminente la questione del "consumo" per risollevare l'economia.
Nonostante ciò il matrimonio tanto atteso non potrà celebrarsi, almeno per ora, per ovvie ragioni: a Renzi mancano i numeri, non solo elettorali.
 
L'unico vero grande vincitore di questa storia sarà Don Abbondio, il timoroso che aveva ceduto al ricatto dei potenti, il pavido e incapace conduttore del proprio piccolo gregge che diffidente non aveva creduto alla conversione dell'Innominato e che malgrado tutto aveva superato anche la peste.
È lui l'eroe mediocre di questa storia italiana, il solito furbo che sa come cavarsela anche in queste pessime situazioni.

Leretico
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