2006, anno da incorniciare per la Olifer
Il 2006 è stato per la Olifer di Odolo, «il miglior bilancio dell’intera storia aziendale». Così si legge nella Relazione sulla gestione dell’azienda della famiglia Oliva, stesa dal consigliere Angelo Turina.

Il «combinato disposto» industriale-finanziario - ossia il quadruplice positivo effetto generato dagli acciai speciali per forgia ad alto valore aggiunto, dalla scarsezza dei debiti verso le banche, dagli investimenti tecnologici nella misura di 8 milioni di euro negli ultimi tre esercizi e dal riassetto organizzativo con conseguente integrazione verticale del sistema produttivo - hanno fatto del 2006, anche per la Olifer di Odolo, «il miglior bilancio dell’intera storia aziendale».

Così si legge nella Relazione sulla gestione dell’azienda della famiglia Oliva, stesa dal consigliere Angelo Turina e illustrata ai soci dal presidente Michele Oliva (nel Cda della società, oltre a questi ultimi, siedono anche Rosalia Oliva, Carlo Oliva e Aldo De Rosa).

Certo che per l’azienda della famiglia Oliva - acciaieria per lingottoni e billette a Cividate al Piano e laminatoio per billette a Odolo - la «costanza della missione», intesa come vocazione al profitto, è quantomeno sorprendente per regolarità e continuità. Basti pensare che l’utile netto del 2005 fu di 9,7 milioni di euro mentre quello del 2006 è stato di 9,9 milioni, su un fatturato di 103,3 milioni (rispetto agli 89,6 milioni del 2005) dopo 6,4 milioni di imposte (6,2 milioni nell’esercizio precedente) e ammortamenti per 2,5 milioni a fronte dei 2,3 milioni del 2005 (oneri finanziari inesistenti, come ricordato in premessa, essendo postato a bilancio un saldo positivo di 20mila euro). Il cash flow (utile netto più ammortamenti ovvero la reale ricchezza prodotta nell’esercizio) sfiora dunque i 12,5 milioni, mentre l’Ebitda (il Mol, margine operativo lordo ossia l’utile prima di tasse, oneri e ammortamenti) è di 18,9 milioni rispetto ai 18,4 milioni del 2005.

Ottimo anche l’Ebit, il risultato operativo della gestione caratteristica, pari a 12 milioni di euro, ancora una volta il migliore della storia aziendale. Costante anche il saldo della gestione industriale, la differenza tra valore della produzione di 106 milioni di euro e costi della produzione di 89,6 milioni, pari a 16,3 milioni di euro a fronte dei 16,1 milioni del precedente esercizio. Altro dato significativo della efficienza industriale è il valore aggiunto (ricavi netti meno costi esterni quali energia e materie prime) che nel 2006 ha superato di 1,7 milioni quello del 2005 e di 14,1 milioni il risultato del 2004.

Che il 2006 sia stato l’«annus mirabilis» non solo per l’intera filiera siderurgica ma soprattutto per la forgia e l’acciaio da forgia, si può evincere anche dai dati della Olifer, che costituisce insieme alla Aso di Ospitaletto il binomio bresciano dell’acciaio per forgia (la Lovere Sidermeccanica di Lucchini, pur di proprietà bresciana, è tuttavia ubicata in provincia di Bergamo). Mentre le billette per laminazione della Olifer hanno registrato nel 2006 una flessione del 10% rispetto al 2005, i lingottoni per forgia hanno registrato un incremento produttivo del 20% rispetto al 2005 e del 300% rispetto al 2003. Il che conferma la vera e propria fame di acciaio per forgia esistente oggi nel mondo (l’export italiano di acciaio forgiato raggiunge l’80% dei fatturati, mentre l’Italia importa dall’estero il 40% del proprio fabbisogno di acciaio speciale per forgia).

Tornando alle poste di bilancio della Olifer, all’attivo dello stato patrimoniale, oltre a 7 milioni di immobilizzi tecnici, si trova un magazzino contenuto (11 milioni a fronte di 106 milioni di valore della produzione) e 41 milioni di crediti commerciali (verso clienti) rispetto ai 33 milioni del 2005, oltre a 5 milioni verso controllanti.

Le disponibilità liquide sono di 2,4 milioni, la metà dei 4,3 milioni del 2005. Patrimonio netto a 35 milioni, in aumento rispetto ai 27 milioni del 2005. Debiti verso banche molto bassi (6 milioni di euro) e debiti commerciali a 22 milioni di euro (17 milioni nel 2005).

Più che giustificata, come si può vedere, la soddisfazione di soci e amministratori per l’andamento degli ultimi due anni. Tanto che Michele Oliva con la sua Olifer ha potuto fungere da «cavaliere bianco» in occasione del recente ingresso nella Iro di Carlo Leali, nel cui capitale è entrato con un impegno di 20 milioni di euro, accanto a Banca Intesa Corporate per 30 milioni di euro, al fine di contrastare il tentativo di Antonio Vienna, leader italiano della forgia ma privo di una acciaieria per i necessari lingotti. Un episodio che ha confermato, se ancora ve ne fosse bisogno, il ruolo e la funzione degli Oliva nell’economia della Valle Sabbia.

Alessandro Cheula
Da Giornale di Brescia
0822OlivaOdolo.jpg