Fare l'amore con i calzini
di Leretico

A pranzo con degli amici tra cui delle signore, forse per provocare con astuzia l'attenzione di quest'ultime, il mio ospite chiese se le signore avrebbero accettato di far l'amore con un uomo vestito solo con i calzini

 
Alla domanda mi sarei aspettato qualche risolino e avrei in quel caso risposto che speravo le signore fossero in quei frangenti attente ad altro che ai calzini, invece il tono si fece serioso e paradossale.
A quel punto la carica di erotismo che il mio amico pensava di scatenare fece cilecca e mi venne in mente quel saggio del 1957 di Roland Barthes intitolato "Miti d'oggi" in cui parla dello streap-tease francese.
 
Barthes sostiene che lo spogliarello poggia su una contraddizione: gli accessori e gli stereotipi ad esso legati, contrastano con la provocazione iniziale, il denudamento viene desessualizzato, la musica mistifica le sensazioni, l'erotismo si spegne.
Il paragone con i calzini è dunque sensato e capisco la delusione che traspariva dalle parole delle mie amiche a quel pranzo.
 
Insomma i calzini sono ridicoli e uccidono qualsiasi incipiente desiderio erotico dell'universo femminile.
Proseguendo però nel saggio di Barthes si scopre che l'erotismo è scacciato ma pronto immediatamente a riprendere il campo se il rituale dello spogliarello si inceppa in qualche punto.
Soprattutto il denudamento torna ad essere uno spettacolo erotico negli streap-tease delle "dilettanti", quando "ricorrendo malamente alla magia", senza piume o pellicce, con passi goffi, si presentano le difficoltà tecniche di una inattesa resistenza dello slip o del reggiseno.
Così gli uomini si possono consolare e recuperare un po' di quel terreno perduto se il loro errore anti-erotico viene rivestito di ingenuità e di spontaneità, quantunque il ridicolo incomba ugualmente.
 
Se nel famoso racconto di Hans Christian Andersen, "I vestiti nuovi dell'imperatore", il regale vanesio imperatore avesse dimenticato indosso i calzini, forse si sarebbe salvato prima dell'inevitabile finale.
E come non andare alle recenti polemiche sui rimborsi chilometrici di qualche politico, in cui nonostante l'imperatore fosse nudo e con i calzini, ugualmente si è fatto finta di vedere in lui l'eleganza e il carisma del leader intoccabile, o meglio si è fatto finta di non vedere.
I calzini non sono bastati e lo spettacolo continua.
La famosa pernacchia che dal fondo della sala silenziosa si eleva sbeffeggiante durante la celebrazione del grande capo, è l'unico mezzo che ci può salvare perché genera complicità, unione di quelli che ne ridono.
Per questo è uno strumento pericolosissimo, che il potere cerca subito di reprimere.
Allora gli oppositori dell'imperatore dovrebbero capire che portando davanti al tribunale l’uomo dai calzini hanno rinunciato alla forza del ridicolo.

Bastava gridare ai suoi calzini perché tutto crollasse.
Pirandello insegna che nel comico si ha "avvertimento del contrario" mentre nell'umorismo prevale la razionalizzazione, la riflessione che porta all'identificazione, alla compassione per la persona che si rende ridicola.
I valsabbini quindi più che avvertire la contraddizione, ne provano sentimento e per questo indulgono al non vedere l'imperatore con i calzini.
 
Certo per i poveri mortali non sarebbe male almeno per pochi momenti non essere soffocati dalla forma e quindi essere perdonati dalle proprie donne se qualche calzino scappa, anzi viene nella foga del momento dimenticato indosso.
Ma gli imperatori, quelli che si credono immortali, non possono essere perdonati nemmeno per questi vezzi.
Non si può empatizzare con loro, i loro calzini devono immediatamente essere denunciati da sonore pernacchie. La comicità è una cosa seria, spegne l'erotismo ma accende la ragione.

Leretico
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