Gian Luca Zanetti, avvocato, giornalista, editore
di Giancarlo Marchesi

È stato presentato mercoledì a Milano il volume che Barbara Boneschi ha dedicato all'avvocato originario di Bagolino protagonista della vita professionale nel capoluogo lombardo a inizio Novecento.

 

Un omaggio sentito, vivace e documentato alla figura e all’opera di Gian Luca Zanetti (Bagolino, 1872-Milano 1926) protagonista della vita professionale milanese negli anni compresi tra la grande guerra e il consolidamento del fascismo. È quanto, in sintesi, ha compiuto Barbara Boneschi con la stesura del saggio Gian Luca Zanetti dall’avvocatura al giornalismo all’editoria, recentemente uscito nella collana «Studi e ricerche di storia dell’editoria» edita da Franco Angeli (pagine 269, € 34), che è stato presentato mercoledì 17 ottobre al Museo del Risorgimento di Milano, Palazzo Moriggia, con un intervento del sindaco milanese Giuliano Pisapia.

Vissuto prevalentemente a Milano, dove fu avvocato dei grandi rappresentanti dell’industria lombarda ed esercitò l’attività di giornalista ed editore, rimase fortemente legato a Bagolino. Il padre di Gian Luca, Stefano, agiato possidente terriero, univa alla professione di notaio un’intensa attività civile e istituzionale: consigliere della Provincia di Brescia, sindaco e assessore di Bagolino, legato al gruppo che faceva capo al giornale zanardelliano «La Provincia di Brescia». Cresciuto in questo ambiente d’ispirazione liberale, il giovane compie i suoi primi studi al collegio Peroni di Brescia, dove frequenta la Scuola internazionale di commercio, e poi al Liceo Arnaldo, dove nel 1892 consegue come privatista la licenza liceale. Nell’anno accademico successivo, 1992-93, si iscrive all’Università di Pavia dove consegue la laurea il giurisprudenza.

Pur impegnato a ultimare il percorso scolastico, fin dall’adolescenza mostrò un interesse attivo per il proprio paese natale, che coltivò per tutta la vita parallelamente ai numerosi impegni professionali. Nel 1890 l’amministrazione comunale di Bagolino gli affidò l’incarico di redigere una relazione sulle condizioni del paese. Il giovane Gian Luca, oltre a fornire i dati richiesti, mise in luce «le disgraziate condizioni» del suo paese, la pellagra, la crisi dell’industria del ferro, le infelici condizioni di Pian d’Oneda, la piaga dell’emigrazione, i denari negati ai poveri e sprecati nelle feste.

Nel corso degli anni - prima e dopo essere diventato direttore (e comproprietario) del quotidiano «La Sera», che usciva in Milano in edizione pomeridiana e aver fondato la casa editrice Unitas – si prodigò nel campo sociale e territoriale per la difesa delle terre montane, per le comunicazioni, per la salvaguardia delle acque dagli appetiti delle società elettriche. Ma non solo: fu tra i fondatori del consorzio agrario cooperativo di Bagolino ed ebbe cariche politiche amministrative: da consigliere comunale, guidò la minoranza bagolinese, poi svolse le funzioni di sindaco durante i tormentati anni della prima guerra mondiale.

Sotto il profilo professionale, sostenne in giudizio con l’avvocato Livio Tovini la difesa dei comuni rivieraschi del Lago d’Idro contro l’Università del Naviglio Grande e la Società Elettrica Bresciana che avevano presentato al ministro dei Lavori Pubblici domanda di riduzione del lago medesimo a serbatoio artificiale. Inoltre prese parte al movimento cooperativo delle Casse rurali, seguendo Leone Wollemborg. Su questo modello costituì la Cassa cooperativa di depositi e prestiti di Bagolino, pensata come strumento per favorire il risveglio economico e sociale della sua amata terra.

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