Don Pietro Boifava, un patriota nel cattolicesimo sociale bresciano
di red.

Sarŕ presentato sabato pomeriggio a Serle un volume sul sacerdote patriota, protagonista del Risorgimento bresciano.

 

Sabato pomeriggio, 13 ottobre, alle 15.30, presso il teatro parrocchiale di Serle, si terrà la presentazione del volume “Don Pietro Boifava. Un patriota nel cattolicesimo sociale bresciano”, curato dal prof. Costantino Cipolla, ordinario di Sociologia generale presso l'Università degli Studi di Bologna, che da alcuni anni si occupa di storia sociale del Risorgimento, e da mons. Antonio Fappani, sacerdote, storico e giornalista, direttore per diversi anni della Voce del Popolo , settimanale della Curia di Brescia, autore fra l’altro della monumentale Enciclopedia Bresciana, e presiede la Fondazione "Civiltà Bresciana".

Alla presentazione interverranno il sindaco Gianluigi Zanola, i due curatori e alcuni studiosi che hanno fornito contributi al libro: Vanni Massari, Vittorio Nichilo e Alessandro Fabbri.
Il libro, edito da Franco Angeli Editore, contiene anche i contributi di Paola Alberti, Emanuele Cerutti, Pia Dusi, Emanuele Franzoni, Simona Galasi, Giancarlo Ganzerla, Nicoletta Iannino e don Mario Trebeschi.

«Don Pietro Boifava di Serle (1794-1879) – viene scritto nella presentazione del volume –, umile e modesto rappresentante del 'basso clero', è uno di quegli uomini che, senza aver detto o scritto nulla sulla storia e sul suo senso, in realtà hanno contribuito in modo quasi unico a farla. Fu un 'militare' occasionale, ma per un valore supremo e fu un cattolico sociale per, nel e col suo popolo. Non fu deputato austriaco e non fu sindaco italiano per puro caso, ma per sua scelta e vocazione.
Il suo 'genio' si estrinsecò nel fondere dal basso, nella plebe, questo apparente ossimoro sospeso fra insurrezione ed amore per gli altri, guerra e libertà, pratica concreta e circoscritta ed esiti ideali ed universali. Egli infatti fu al tempo stesso espressione della tradizionale societas christiana e assieme segno dell'avanzante modernità laica. In un contesto, quello bresciano, in cui il sacerdote entrava a far parte di un welfare moderno, sia in collaborazione sia in supplenza con lo Stato, don Pietro, pur con un'attività amministrativa limitata alla sua Serle, fu veramente espressione del 'prete sociale' e interprete della nuova realtà. Parlando con la pratica e non con la teoria, espresse la sua carità in tutti i campi che arò».

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