Deroghe impallinate in aula
di red.

Il Consiglio regionale ha stabilito che in questa stagione non ci sarà la caccia alle specie migratorie protette: nel carniere niente storni, fringuelli, peppole, pispole e frosoni.

 
Il Consiglio regionale ha stabilito che in questa stagione non ci sarà la caccia alle specie migratorie protette: nel carniere niente storni, fringuelli, peppole, pispole e frosoni.
Il progetto di legge sulla caccia in deroga approvato in Commissione agricoltura da Lega Nord, Pdl e Udc è stato cancellato: l’assemblea, votando le pregiudiziali proposte da Sel e Idv, l’ha bocciato prima ancora di discuterlo.
 
Il voto è avvenuto a scrutinio segreto: 42 a favore, 28 contro, 3 astenuti.
Molti i franchi tiratori nella maggioranza.
La Lega Nord, facendo nascere un caso politico, attacca gli alleati del Pdl. Anche il Pd si è diviso: alcuni consiglieri (fra i quali il bresciano Gianantonio Girelli) erano favorevoli all’esame del progetto. Compatti Sel e Idv nel sostenere la loro pregiudiziale.
 
Relatore della norma avrebbe dovuto essere il leghista bresciano Alessandro Marelli:«Sono amareggiato per il voto e l’inaffidabilità dei nostri alleati».
Mauro Parolini (Pdl), in aula ha difeso a spada tratta il provvedimento e non ha perso la speranza per il futuro: «La battaglia delle deroghe deve essere vinta sul piano giuridico a Bruxelles. Ci sono in tutti i Paesi, perché in Italia non possono essere ammesse? Occorre che da parte dei nostri governi cessi l’atteggiamento ideologicamente pregiudiziale nei confronti di questa caccia».
 
Gianantonio Girelli (Pd) attacca la maggioranza:«È evidente la sua impossibilità di rispettare l’impegno elettorale a favore della caccia in deroga. Paga la politica seguita in passato, con artifici e scorciatoie, senza affrontare nel merito la questione giuridica. Questa è una caccia popolare, che va difesa, anche per le sue implicazioni economiche».
 
Fra i protagonisti anche Vanni Ligasacchi (Pdl), che aveva dato il suo contributo alla norma bocciata.
«Il mondo venatorio - commenta - deve purtroppo rendersi conto che lo Stato, e adesso anche la Regione, non riescono a garantire le tradizioni venatorie. Ho suggerito una nuova strada: delegare alle Province la possibilità delle deroghe. Ma solo due l’avrebbero fatto. Perfino le organizzazioni dei cacciatori si sono dette contrarie alla proposta. Invece è l’unica via possibile».
 
Gianmarco Quadrini (Udc), anche lui favorevole al progetto, parla di «commedia con un finale tragico-comico. La presenza di Formigoni in aula era un ammonimento ai suoi, per ricordare i contenuti della sua lettera. La politica ha avuto un atteggiamento pilatesco».

Ma cosa prevedeva il progetto di legge bocciato?
Innanzitutto le Province potevano adottare provvedimenti di deroga relativi a storno, fringuello, peppola, pispola e frosone; il prelievo massimo complessivo per specie e per provincia sarebbe stato stabilito sulla base dei limiti complessivi regionali.
 
Il periodo di caccia era fissato tra il primo ottobre e il 30 novembre con il martedì e il venerdì di silenzio venatorio; ogni cacciatore avrebbe potuto prelevare al giorno e per stagione un numero massimo di dieci unità per ciascuna specie.
Si sarebbero potuti usare solo appostamenti fissi e temporanei; infine, l’utilizzo di richiami vivi appartenenti alle specie in deroga era consentito utilizzando capi di allevamento e muniti di anellino inamovibile.
 
Ieri anche l’Ente nazionale protezione animali ha detto la sua: «Apprezziamo il senso di responsabilità di molti consiglieri, che hanno scelto la strada della legalità e del rispetto delle regole. Nel 2010, siamo stati condannati per non averlo fatto e ci toccherà pagare presto pesanti multe».
 
 
Fonte: Giornale di Brescia
 
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