Furbi e fessi
di Aldo Vaglia

Mario Monti al meeting di Comunione e Liberazione di Rimini lancia un monito alla Rai: non si chiamino, nei telegiornali, «furbi» gli evasori.


Giovanni Prezzolini, giornalista e scrittore, nel 1921 così raccontava nel suo “Codice della vita italianaâ€.
“L’Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l’Italia sono i furbi, che non fanno nulla spendono e se la godonoâ€.
Sono passati novant’anni, ma poco è cambiato.
 
Ancora oggi “gli sciacalli e gli avvoltoi stanno divorando il nostro paese, politici e amministratori, corrotti e collusi, a destra a sinistra al centro sotto e sopra, sono solo lo specchio di un paese che purtroppo appare nella sua devastazione antropologica nel crepuscolo di un impero che non è solo locale ma mondialeâ€.
Le terribili analisi dello scrittore sappiamo quanto erano giuste e a quali conseguenze hanno portato l’Europa e il mondo.

Perché allora nonostante i catastrofici risultati dei furbi questi continuano sempre a comandare?
La risposta ce la dà ancora Prezzolini: “L’intelligente è un fesso anche lui; il furbo non usa mai parole chiare e comanda non per la sua capacità ma per l’abilità di fingersi capace; i fessi hanno dei principi i furbi soltanto dei fini; ci sono dei fessi intelligenti e colti che vorrebbero mandare via i furbi, ma non possono, perché gli altri fessi sono stupidi e non li capiscono."
 
Sebbene  il vocabolo “ furbo†derivi da “forbireâ€, ripulire le tasche altrui, l’italiano ha un tale culto della furbizia che arriva all’ammirazione di chi se ne serve a suo danno.

Certo ci sono anche furbizie nobilitate dalla storia: Hermes ancora fanciullo ruba le mandrie di buoi ad Apollo tirandoli per la coda e facendoli camminare all’indietro per confondere le tracce.
Ulisse  usa il cavallo per vincere la guerra contro i troiani.
Anche Gesù dice ai suoi discepoli di essere astuti come i serpenti e candidi come le colombe.
Machiavelli sa che il principe non governa con i paternoster e Cavour spedisce a Parigi la bellissima cugina contessa di Castiglione per sedurre Napoleone III e indurlo ad una politica filo piemontese .
Queste sono furbizie, ma di alta strategia.
C’è anche la furbizia per necessità degli umili, la furbizia contadina di Bertoldo che non ha altro mezzo per sopravvivere in un mondo ostile in mano ai ricchi.

Ma la furbizia di cui parla Monti non è  né  per autodifesa né per questioni storiche, è più semplicemente quella di chi si pone obiettivi, più terra a terra, di lucro personale.
È l’Italia del familismo amorale, dell’evasione fiscale, della corruzione, degli amici degli amici, di chi scavalca la fila, di chi copia i compiti, di chi si vende anima e corpo per far carriera, di chi diventa dirigente di regione, provincia e comune senza averne titolo, di chi percepisce pensioni di invalidità fasulle, di chi viene promosso prima di andare in pensione, di chi accumula depredando il pubblico, di chi si arricchisce facendo solo politica.
È l’Italia di tutti i furbetti che vivono attorno al denaro pubblico rubato.
 
Troppi e troppo incrociati gli interessi, il tentativo di chi catapultato dal di fuori anche se senza esito è ammirevole.
L’autocritica di stampa e televisione tardiva e nella maggior parte dei casi auto-assolutoria non aiuta certo Monti nella sua missione.
La lotta ai “furbi†che per definizione sono disonesti andrà a finire come quella ai cretini di De Gaulle:
“Mio generale, morte ai cretini†.
“Caro amico, il suo programma è troppo ambiziosoâ€.

 
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