San Rocco è tornato ai bagossi
di Ubaldo Vallini

Ventisei mesi. Tanto è durato il monitoraggio della struttura. Poi il verdetto dei tecnici: è tutto stabile.

 
La chiesa di San Rocco, quella che per chi risale la valle del Caffaro lungo la "vecchia" Sp 669 sorge alla fine del centro storico di Bagolino, è tornata ad essere agibile.
Le prime a riprenderne possesso sono state Alba, Noemi e Luciana, svelte a rimettere tutto in ordine con Olimpo a fare da supervisore.
Un lavorone dopo tanto tempo.
 
Considerata dai bagossi la "seconda parrocchiale" - dopo la grande cattedrale dedicata a San Giorgio - San Rocco che conserva i capolavori quattrocenteschi di Pietro da Cemmo, era stata chiusa con un'ordinanza del sindaco alla fine del gennaio 2001.
Troppo "ballerino" il terreno sabbioso su cui il tempio era stato edificato e poi ingrandito. Tanto che si erano aperte delle vistose crepe ed avevano cominciato a rompersi le "chiavi" che tenevano insieme l'intera struttura. Il terremoto del 2004 aveva amplificato e di parecchio il problema, ma offerto anche la soluzione.
 
La struttura, infatti, ha potuto beneficiare dei fondi pubblici per la ricostruzione.
Per il suo consolidamento la Regione ha contribuito con 125mila euro, 50mila ce li hanno messi metà ciascuno la Comunità montana ed il Comune di Bagolino, altri 30mila la Società Autostrade Brescia/Padova per il tramite della Provincia di Brescia.
Fondi che sono serviti a realizzare una "berlinese": una sorta di struttura a pali in cemento e tiranti conficcati nel terreno fino a 25 metri di profondità, uniti fra loro da un anello di cemento posizionato alla base della chiesa che per alcune decine di metri sorregge anche la Provinciale.
 
Conclusi questi lavori c'è voluto ancora un anno perché gli strumenti sofisticati potessero dare il via alla sostituzione delle "chiavi" che nel frattempo si erano spezzate, rimpiazzate con tiranti in acciaio speciale a sezione maggiorata.
Un altro ancora per poter dichiarare il cessato pericolo: «L'ultimo movimento rilevato dagli strumenti si attesta sui due millesimi di millimetro: le crepe si aprono di quel poco quando piove molto, e si richiude con la stagione secca» ci ha detto il prevosto don Arturo Viani, che al pari dei suoi parrocchiani non vedeva l'ora di rientrare in possesso del tempio.
 
Per una volta lo studio approfondito ha evitato ulteriori spese, visto che i tecnici hanno reputato fosse inutile mettere in pratica un costoso progetto che prevedeva il drenaggio del terreno sotto la chiesa: «A quanto pare il livello dell'acqua che sale e scende nel terreno sabbioso sottostante, in base alla piovosità del periodo, non produce danni alla struttura - aggiunge infatti don Arturo -. Meglio così, perché adesso che tutto è solido ci sono da cominciare i lavori di restauro».
 
Berlinese a parte, il resto dell'impegno finanziario è stato sostenuto dalla Fondazione Cariplo, dal Comune e dalla parrocchia.
«Mancano ancora 70/80 mila euro, per chiudere le crepe e far tornare i preziosi affreschi al loro antico splendore» ci dice don Arturo, convinto che la divina Provvidenza, per Bagolino e per San Rocco, avrà un occhio di riguardo.
 
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