Aib in campo per il terremoto
di red.

Antincendio boschivo e Protezione civile di Lavenone, hanno organizzato aiuti per i terremotati dell'Emilia, portando solidarietà a Novi di Modena e a San Felice del Panaro


Il Gruppo Antincendio Boschivo e Protezione civile di Lavenone, unitamente a molti  simpatizzanti, si è fatto promotore della raccolta e della consegna di un Pick Up e di un furgone di generi di prima necessità a due comuni emiliani di 11.000 abitanti colpiti dal sisma del 20 maggio scorso.
 
«A nome a nome delle comunità di San Felice sul Panaro e Novi di Modena, ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito, secondo le proprie risorse, a donare beni di prima necessità e somme di denaro per l’acquisto delle stesse« fa sapere il presidente del sodalizio Daniele Rassega.
 
L’iniziativa, promossa a partire dal 30 luglio, si è conclusa con la consegna dei materiali avvenuta il 12 agosto scorso.
Hanno collaborato il Comune di Lavenone, privati ed aziende.
Una cordata di solidarietà che ha permesso di consegnare a due dei comuni più colpiti dal terremoto più di 250 kg di generi alimentari (pasta, riso, zucchero, caffè, farina bianca, prodotti per la panificazione, scatolame, biscotti e fette biscottate), prodotti per l’igiene personale e della casa, oltre a materiale didattico per le attività dell’imminente nuovo anno scolastico.
 
«Basta guardare le fotografie del terremoto per capire quanto il sisma abbia sconvolto la vita quotidiana e privato di strutture e servizi essenziali quali la casa, gli edifici pubblici e gli esercizi commerciali - ci ha detto Rassega -. La popolazione e gli enti locali sono stati costretti ad utilizzare tende e tensostrutture per organizzare gli uffici comunali, i servizi essenziali e le abitazioni stesse. Edifici storici e moderni si sono sbriciolati al suolo e migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case per trovare alloggio in tendopoli o presso parenti. E chissà per quanto tempo le cose non torneranno alla normalità».
 
«Un ringraziamento speciale lo dobbiamo a coloro che hanno donato gratuitamente il proprio tempo libero ed anche i propri mezzi per raccogliere e consegnare quanto è stato offerto».


 
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