Riom en pista a Gaart
di Ezio Gamberini

Il caro amico Paolo Salvadori, presidente dell'Atletica Gavardo '90, me lo aveva chiesto espressamente. Impossibile allora, per me, disertare questa "Riom en pista a Gaart"..

...che tradotto è "Arriviamo in pista a Gavardo", di 11 km, competitiva e non, con l’aggiunta di una gara per disabili che definire stupenda e commovente è riduttivo.
Stavolta non occorre che mi alzi ad orari impossibili, abitando a cinque minuti di tangenziale.

Alle otto arrivo al centro sportivo e, sorpresa, non incontro solo Fabio, ma anche Antonio Rossi, che correrà, guadagnando un premio di categoria.
Nei paraggi circola anche Patrizia Tisi, fresca campionessa italiana di cross, che trotterà fuori classifica.
Per quanto mi riguarda, anche stavolta sono stato ingannato, soprattutto da Osvaldo Faustini che mi rassicura sul percorso: “Ma no, non c’è salita, va un po’ su e giù, per due o tre chilometri......”.
Dopo un chilometro cominciano delle salitelle su sentieri di montagna che per degli stecchini saranno bazzecole, ma per me sono un calvario, più sù, che giù, fino al quinto chilometro.
 
Quando la strada comincia a salire, non so che farci, mi metto a camminare...
L’avevo già promesso, ma ora lo giuro solennemente: mai più parteciperò a gare che prevedano sentieri di montagna in salita, e se ciò non risponderà al vero, cari amici podisti, che vi possano venire crampi subito dopo il via durante la vostra gara preferita, che vi si aprano le scarpe mentre state sprintando per la vittoria, che una scarica di “Eau de Cacharel” vi sorprenda mentre state superando l’avversario più antipatico, che possiate infine sbagliare il percorso, com’è successo al sottoscritto stamattina che, redarguito da un addetto che stava ritirando i cartelloni della gara, si è sentito dire: “Ohè, stai facendo il secondo giro?”. (In effetti mi sembravano un po’ troppi ‘sti undici chilometri).
Bellissima gara, comunque, e bel paesaggio, oltre all’organizzazione perfetta.

Fabio e Antonio Rossi sono seduti sul tappeto erboso dello stadio.
“Avete impegni?” chiedo loro. No, non ne hanno.
Allora tiriamo mezzogiorno visitando lo stadio di Salò, dove Paolo fra pochi giorni comincerà la nuova avventura calcistica, questa volta in serie D, ed un altro paio di stadi di comuni limitrofi.
A mezzogiorno in punto ci sediamo a tavola per far festa al capretto che Grazia ha cucinato.
 
Tiriamo il collo all’ultima bottiglia di bianco di Custoza, guadagnata nell’ultima maratona, e ad un buon bianco sloveno che non ha nulla da invidiare a quelli indigeni.
Sedute a tavola stanno pure, oltre a Grazia, Paolo, Anna, Chiara ed il sottoscritto, anche mia suocera e mia mamma, ottantasei ed ottantuno anni, ma sveglie come cardellini, che cominciano a lavorare ai fianchi Fabio Rossi, il quale non può sottrarsi al confronto: “Ma lei non è sposato?”. “Ma quanti anni ha?”.
E, leggendo nei loro pensieri, colgo una nota di biasimo: “Ma come – penseranno certamente – un così bel giovane... non sposato.....”.
Alla fine mia suocera non ce la fa più: “Spuset, che basta vulis be!” (Sposati, chè basta volersi bene!).

Non capisco perchè Antonio, verso fine pranzo, mi dica: “Adesso capisco perchè sei ‘Bombatus’”. Boh!
Accompagno i miei ospiti verso la tangenziale, ma prima mostro loro il campo di battaglia e di giochi dei “Ragazzi di Via Don Belli” che allietano le serate estive con i loro schiamazzi.
Accanto al mio portone di casa, i vicini hanno apposto sul loro un bel fiocco rosa, perchè in settimana è nata la piccola Valentina.
Fra un anno la “mocciosetta” calpesterà a piccoli passi il viale comune, insieme a tutti gli altri. “Deo gratias”.
Per fortuna, la vita continua!

Tratto dal volume: “Tapascio Bombatus e altre storie” – Ed. Liberedizioni

Il racconto è del 2004

Da allora, nel mio prolifico villaggio di bimbi ne sono nati ancora parecchi e proprio in questi giorni abbiamo appreso che altri due sono “in viaggio”, grazie a un parto gemellare.
Siamo davvero felici, e attendiamo tutti con trepidazione l’evento!
 
Ezio Gamberini
 
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