Un «affare» da 150 milioni di euro l'anno
«Leggere» non sono solo le acque minerali imbottigliate in provincia di Brescia (577 milioni di litri nel 2006) ma anche le tasse di concessione pagate dalle aziende di imbottigliamento. Quanto? Una lira al litro, ovvero 0,00051 euro.

«Leggere» non sono solo le acque minerali imbottigliate in provincia di Brescia (577 milioni di litri nel 2006) ma anche le tasse pagate dalle aziende di imbottigliamento. Quanto? Si fa prima a dirlo in lire che in euro: una lira al litro, ovvero 0,00051 euro. In sintesi: a fronte di un comparto che fattura oltre 150 milioni di euro l’anno, alla Provincia (ente delegato alla riscossione delle tasse di concessione dal 2003) ne vanno poco meno di 300mila. Ai Comuni nulla.

Ma qualcosa nella nostra provincia è destinato a cambiare. Parola dell’assessore provinciale all’Ambiente Enrico Mattinzoli, che annuncia: «la tassa viene incassata dalla Provincia ma viene stabilita dalla Regione.

Per questo solleciterò il Pirellone affinchè adegui i canoni. Alzandoli. Le aziende che lavorano utilizzando un bene pubblico come l’acqua è giusto che paghino tasse più sostanziose».

Del resto le gabelle sull’imbottigliamento vanno reinvestite nel territorio comunale dove operano le aziende stesse, «per realizzare nuove fognature, nuovi acquedotti e migliorare l’assetto idrogeologico dei Comuni - aggiunge l’assessore -. Quindi le aziende indirettamente beneficiano delle tasse pagate».

Quello dell’acqua in bottiglia è un business in piena crescita, non solo nella nostra provincia: in Italia la produzione è aumentata del 45% tra il 1995 e il 2005 (fino ad 11,8 miliardi di litri) e il consumo pro capite è triplicato in 20 anni (188 litri, il più alto del mondo, nel 2005). Ma le tasse sono rimaste pressochè uguali. Una minitassa è stata approvata dal governo con la Finanziaria 2007: le aziende dovranno versare 0,001 euro per ogni bottiglia di plastica commercializzata (per incentivare il consumo delle bottiglie di vetro, riciclabili e quindi non inquinanti) mentre le aziende imbottigliatrici ricordano che già pagano 7 centesimi di euro al Conai per ogni chilo di plastica utilizzata per l’imbottigliamento.

Il principale marchio di acqua minerale imbottigliata nella nostra provincia è la Ferrarelle, che a Darfo Boario imbottiglia 290 milioni di litri l’anno. Tre sono le sorgenti per le quali ha ottenuto la concessione regionale: quella della Fonte Sacco Boario (scadenza nel 2030), quella della fonte Boario (2028) e quella del Casinò di Boario che gode di concessione «perpetua». Sì, perpetua.

L’azienda ha acquistato il terreno dove si trova la sorgente, ed in virtù di una legge del passato potrà attingere acqua in eterno dal sottosuolo camuno. La seconda azienda più importante di Brescia è la fonte della Tavina spa, con i suoi 218 milioni di litri imbottigliati nel 2006 (concessione fino al 2036).

La società salodiana sottolinea che il prezzo al consumatore dell’acqua «è frutto anche dei ricarichi imposti dalla grande distribuzione e dai grossisti» che impongono ricarichi superiori al 60%.

La terza azienda bresciana d’imbottigliamento è la Dosso Alto spa di Bagolino (55milioni di litri nel 2006 e una concessione che scade nel 2026). Segue l’acqua Castello delle Fonti di Vallio spa (6,6 milioni e scadenza concessione nel 2025), l’Antica Fonte di Nuvolento (5,7 milioni di litri) .

«La gente compra sempre più acqua in bottiglia, ma va detto ad alta voce che l’acqua degli acquedotti delle valli bresciane, o di Brescia città non hanno nulla da invidiare a certe acque minerali - chiude l’assessore -. Certo, resta il problema del cloro, che ha odore sgradevole. Per questo stiamo pensando di realizzare delle fonti pubbliche declorizzate dove i cittadini potranno attingere gratuitamente tutta l’acqua che vorranno».

Pietro Gorlani
da Bresciaoggi
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