Tre ipotesi
di Davide Bondoni

«C'è qualcosa che mi sfugge e mi tormenta e che non riesco a capire. Mi riferisco alla questione del Lago.» di Davide Bondoni

Prima, un breve prologo (all'Inferno, purtroppo). Dopo il 6 maggio 1945 si creò il mito della Wehrmacht (l'esercito tedesco), in quanto esso era una società nella società e non era legato al partito NSDAP. Molti videro nell'eroismo e nel sacrificio di molti militari tedeschi, più che l'asservimento ad un potere totalitario, una sorta di eroismo. Un lottare per la propria patria nonostante le avversità, per un dovere morale, etico.

Studi recenti hanno infranto questo mito. Se guardiamo la cosa da più vicino, risulta che ai grandi generali non dispiaceva la politica estera hitleriana volta a vendicare un patto ingiusto (quello di Versailles).

Ma poi, Hitler, decise di invadere l'Unione Sovietica, quasi per capriccio. Qui, l'elite militare iniziò ad avere dei dubbi. Quando Hitler rifiuta di dare l'ordine di evacuare Stalingrado, i militari capiscono che per la Germania è finita. Iniziano, così vari movimenti di resistenza che sfociano nell'attentato di Stauffenberg.
Ai militari sembrava insensato ostinarsi a mantenere una posizione sul fronte russo solo per tenere Stalingrado, quando spostando il fronte avrebbero salvato militari e avrebbero potuto rovesciare le sorti di una guerra inutile.

Ciò mi ricorda la vicenda del lago. Difendere il proprio territorio mi sta bene. E' giusto e bello. Ma bisogna tenere conto della situazione che si evolve. Gli eventi cambiano, sono liquidi. E allora, anche la propria posizione va calibrata sulla nuova situazione. Insistere a tutti costi è il preludio ad una disfatta totale.

Ma poi, perché difendere il lago? Perché si ama la natura? Allora, perché non ci si cura così dei boschi che stanno morendo o di altre cose, ma si insiste solo ed esclusivamente sul lago, proprio sulla cosa più difficile da gestire? E in ogni caso, perché non lottare con la stessa forza per il suo inquinamento?

Qualcuno potrebbe osservare che è nel lago che si trova la nostra ricchezza turistica. Si e no. E' importante il lago, ma sono importanti anche le infrastrutture attorno ad esso. Se c'è solo uno specchio d'acqua, vengono i turisti? Oggi, non è più come una volta che ci si adattava. Ora, i turisti esigono. Se si vogliono i turisti bisogna anche allettarli: abbassare i prezzi per essere competitivi, aumentare le possibilità di svago, pulire l'ambiente (e non denunciare chi lo fa), imparare correttamente almeno l'inglese, non odiarli (molta gente di Anfo odia i turisti e lo fa anche capire), cercare di curare quel poco che i nostri paesi hanno (santelle, affreschi, decorazioni).

Ma si può lottare anche per ottenere una visibilità altrimenti nascosta, per ottenere un surrogato del potere politico, divenendo i vari comitati e associazioni gruppi para-partitici. Qui le ragioni sono sociologiche, filosofiche e di psicologia dei popoli. Il lago è un mezzo alternativo di fare politica in luoghi altrettanto alternativi.

Io credo che in tutte e tre le possibilità esposte, amore per la natura, economia turistica, politica, ci sia qualcosa che non va. Prendiamo il primo caso. Green peace non si occupa solo della tutela delle balene, ma di tutto ciò che nuoce all'ambiente. Immerso in questo contesto, il nostro lago sarebbe un esempio di una strategia di più ampio respiro. Ma non è così. Ciò che conta è solo il (nostro) lago ed è già tanto che i comuni non litigano per spartirsi le acque.

La possibilità numero due si scontra con il fatto che i difensori del lago non si mostrano molto sensibili ad altri arricchimenti. Un'industria turistica marina, per esempio, sa di non poter controllare il mare. Per questo motivo gioca su altri fronti. Il fatto che il mio paese, almeno, stia sempre andando più indietro riguardo alla sua appetibilità e i difensori del lago odino i turisti la dice lunga sulla non percorribilità di questa ipotesi.

Rimane la terza: fare del lago una sorta di ideale partitico che sostituisca ai tanto contestati usuali valori politici di destra e sinistra che hanno subito una forte crisi un elemento di coesione comprensibile ad un ampio spettro della popolazione, non esiga competenze speciali per chi aderisce al partito o conoscenze illustri per entrarvi. Una sorta di partito anti-partitico contestatario che ripeta i successi di altri precursori. In cui ognuno possa dire la sua con un minimo di approfondimento e trovare chi lo ascolta.

Ad Anfo le elezioni sono state vinte non in comune, ma sulla spiaggia. Questo supporta la terza possibilità. Io mi domando: per la vita di un paese è veramente il lago la questione principale? Se il lago fosse una minaccia come la diga del Vajont direi di sì. Ma anche se il lago venisse svuotato fino all'ultima goccia, avremmo un gravissimo danno ambientale, ma la sicurezza umana non ne verrebbe scalfita. Ovviamente, questa è un'iperbole, ma per far capire che non ci sono gli estremi per considerare il lago una questione drammatica e quindi, forse, neppure i motivi per lottare in maniera così ostinata contro il paventato Leviatano.

Per questo citai il caso di Francoforte dove venne ridotto il numero di voli commerciali notturni. Lì la questione riguardava tutta la nazione e produceva un inquinamento acustico deleterio. Se la gente  (di Anfo) lottasse, per ipotesi, per la tutela e il controllo della frana di Barasso sarebbe diversa. Se la provincia o la regione o lo stato chiedessero di non pulire più la frana questo autorizzerebbe ben ampie proteste in quanto se venisse giù distruggerebbe tutto l'abitato.

Il lago è una sorta di valore aggiunto, non di più. Un logico potrebbe dire che il fatto che il lago esista non implica necessariamente che debba esistere. E' giusto tutelarlo ma non con questa foga. L'ambiente è importante, ma tutto; non solo il nostro lago. Forse un modo più corretto di tutelarlo sarebbe quello di inscriverlo in un progetto più grande. Ma nessuno vuol guardare distante, vittima di un atomismo campanilista difficile da estirpare. Se ha senso lottare per il lago, lo ha perché è parte di un cosmo più grande. Ciò suggerisce che una strategia difensiva migliore sarebbe abbandonare Stalingrado (la lotta contro il Leviatano) ed associarsi altri progetti ambientalisti. Con ciò, forse, non salveremmo il lago, ma aiuteremmo altri e impareremmo a condividere dei progetti.

Davide Bondoni

In foto [La distruzione del Leviatano. Gustav Doré, 1865]
 

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