Orsola Dalumi, erede disconosciuta
di red.

Oggi alle 17, nella Sala Grande della nuova Biblioteca comunale di Bagolino, verrà presentato il volume "La gestione delle risorse collettive".

 
I beni e le risorse collettive (prati, pascoli, boschi, aree di pesca) hanno avuto nella storia una grande importanza sociale ed economica, in particolare per le realtà montane.
Per le comunità locali, i beni comuni hanno rappresentato un essenziale strumento di regolazione economica.
Le risorse collettive costituivano, infatti, per le categorie sociali meno agiate un importante elemento integratore del loro sostentamento quotidiano e, in molte situazioni, ad esse erano legate le fortune economiche delle comunità territoriali.
Non a caso, questo tipo di proprietà veniva ad ampliare le risorse tanto familiari quanto comunitarie e, nei contesti montani, a sopperire la scarsa redditività dell’agricoltura locale.
 
Ai beni comuni e alle proprietà collettive è dedicato l’incontro che si terrà sabato a Bagolino (ore 17), nell’ambito degli eventi organizzati dall’amministrazione comunale per l’inaugurazione della nuova biblioteca civica.
Nel corso della serata, moderata dalla scrittrice Marta Boneschi  - che vanta un forte legame con la terra di Bagolino - sarà presentato il volume «La gestione delle risorse collettive. Italia settentrionale secoli XII-XVIII», edito da Franco Angeli a cura di Guido Alfani e Riccardo Rao.
 
I curatori metteranno in luce sia la complessità sociale delle forme di gestione delle risorse collettive sia il loro continuo confronto con le trasformazioni economiche avvenute nei secoli, e esploreranno altri aspetti fondamentali quali la natura del diritto d’uso delle proprietà collettive e i meccanismi introdotti per renderli ereditari o limitarli.
Sulla rigidità del diritto d’uso del beni comuni sarà proprio centrato l’intervento di Giancarlo Marchesi che parlerà della controversia che sul finire del ‘700 oppose Orsola Dalumi alla comunità di Bagolino.
 
Nel terribile incendio del 1779, Orsola perse tutti i suoi familiari e rimase l’unica erede di un cospicuo patrimonio che comprendeva una florida attività metallurgica sviluppata con successo dal padre e dal fratello.
A distanza di alcuni mesi dall’incendio, Orsola decise di non cedere l’attività e di occuparsi personalmente del negozio siderurgico.
Per continuare a produrre, chiese di essere ammessa alla campagna di fusione del forno comunitario, ma i consoli bagolinesi non le riconobbero alcuni diritto di utilizzazione della struttura.
 
Le autorità motivarono tale decisione, segnalando che gli statuti locali vietavano l’uso del forno ai forestieri e Orsola, che aveva lasciato la comunità di Bagolino dopo essersi unita in matrimonio al vestonese Giuliano Materzanini, era considerata una di loro.
La decisione dei consoli bagolinesi spinse Orsola a sollevare una controversia legale che si trascinò per lunghi anni.
 
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