Davanti al Tar
di Ubaldo Vallini

Anfo e di Idro hanno fatto ricorso al Tar contro il decreto regionale che assegnava i fondi ai Comuni rivieraschi e che loro non hanno firmato. Udienza il 19.

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Sarà la seconda sezione bresciana del Tribunale amministrativo regionale, presidente del Collegio il dott. Giorgio Calderoni, a dire la sua sulla diartriba che in queste settimane contrappone i Comuni di Anfo e di Idro alla Regione Lombardia.
 
Ad interpellarlo con un ricorso sono state le due municipalità rivierasche e per il prossimo 19 aprile è stata fissata l’udienza che stabilirà l’eventuale sospensiva al decreto regionale numero 488 che prometteva 2 milioni e 600 mila euro a Idro, 3 milioni e 750 mila ad Anfo, a Bagolino 3 milioni e a Lavenone un milione 130 mila.
Soldi che sarebbero stati erogati al momento dell’approvazione del progetto definitivo delle nuove opere di regolazione del lago.
Bagolino e Lavenone hanno dato il loro ok, Anfo e Idro si sono rifiutati di firmare.
 
«Quel decreto pone delle condizioni che non avremmo mai potuto accettare, per questo motivo secondo noi è da annullare» spega il sindaco di Anfo Gianpietro Mabellini, che aggiunge: «avremmo dovuto iniziare i lavori senza la certezza di ottenerli quei soldi, col rischio di andare a fondo e di trascinarci anche le imprese. Ci auguriamo che la Regione capisca e che trovi un modo diverso di formulare un nuovo decreto di finanziamento delle opere».
 
Il pugno dunque è serrato per entrambi i “concorrenti” e ancora nessuno molla.
Come in una competizione a braccio di ferro: da una parte ci sono i due Comuni rivieraschi, dall’altra la regione Lombardia, in bilico ci sta il futuro del lago d’Idro o meglio, le opere “di valorizzazione” per le quali il Pirellone era pronto a convogliare quei dieci milioni e passa di euro di fondi europei.
 
Al rifiuto dei due sindaci di apporre la loro firma, gli assessori Belotti e De Capitani avevano minacciato che sarebbero andati avanti lo stesso con i lavori per la regolazione del lago e nel frattempo avrebbero presentato un nuovo decreto per finanziare solo le opere “compensative” di Bagolino e Lavenone.
«Una minaccia che non ha avuto seguito, mi fa pensare che proprio torto non ce l’avevamo” fa notare Mabellini. 
 
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