Ci risiamo
di Riccardo Sessa

La storia si ripete: anche quest'anno sedici studenti bussano alla porta del Liceo “Fermi” di Sal, per iscriversi al ginnasio, ma nessuno apre...

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Portone sbarrato, oggi come nel 2010; allora erano 18 i questuanti.
La motivazione è sempre la stessa: il numero non è sufficiente per attivare il corso, mancano ben quattro alunni e derogare è impensabile.
Chi si prende la responsabilità?
 
Queste notizie lasciano l'amaro in bocca nei genitori, ma soprattutto negli alunni che, pieni di entusiasmo e incoraggiati dai professori delle scuole medie, vorrebbero intraprendere, consapevoli delle difficoltà e dei sacrifici cui andranno incontro, un indirizzo tutt'altro che facile.
Questi ragazzi chiedono semplicemente di non trascorre in autobus quattro ore (come risulta da un'indagine condotta dagli stessi genitori con dati alla mano), che potrebbero dedicare al riposo o allo studio. In questo clima di incertezza e di attesa l'entusiasmo si affievolisce, i buoni propositi si infrangono contro il muro della burocrazia e della cecità intellettuale.
 
Ma come vedono il problema gli operatori della scuola o i politici?
Cominciamo dal basso: in genere l'ambiente dei docenti non è sereno, ma caratterizzato da insoddisfazione, da rissosità, da gruppi contrapposti che si scontrano spesso sul puntiglio più che su questioni sostanziali; alcuni sono favorevoli alla prosecuzione dell'indirizzo, altri nella divina indifferenza pensano al loro orticello e altri ancora, strano a dirsi, si oppongono per misteriosi motivi.
 
Nelle mani dei professori una volta c'era la matita rossa e blu, ora si vede spesso l'ascia, figlia di quelle bipenne del fascismo.
I dati relativi alla selezione nel classico di Salò sono veramente allarmanti; si possono verificare i numeri, che sono un dato oggettivo.
Eppure i ragazzi che si iscrivono a questo indirizzo escono con ottimi risultati dalle scuole medie, sono perle che talvolta finiscono dove indica Matteo nel suo vangelo.
Pare che dall'inizio del corrente anno scolastico circa il 10% degli iscritti si sia ritirato dal Liceo, per approdare spesso nella scuola privata che si impingua sempre di più.
Ma questo non è un problema, anzi, forse è meglio, visto che gli spazi sono carenti.
 
Ancor meno è un problema per il Dirigente scolastico (guai a dire preside, è un termine troppo difficile, viene dal Latino!), che ha il suo bel da fare nelle varie scuole di sua pertinenza per poche centinaia di euro in più.
 
Se andiamo nell'Ufficio scolastico provinciale, apprendiamo una notizia sensazionale (riportata dal Corriere della sera del 15 marzo), veramente illuminante: “Io sono un funzionario dello Stato e applico le norme”.
Nessuno ci sarebbe mai arrivato!
Esisteva un bel gioco che facevamo spesso da ragazzi, era il nascondino.
Qualche politico a livello provinciale, seguace di Odino, non riconosce gli dei dell'Olimpo e afferma saggiamente che in tutta la provincia di Brescia ci deve essere un solo Liceo classico.
 
Una petizione, firmata da 37 sindaci, che rappresentano 111.034 abitanti, e sostenuta dai Presidenti della Comunità Montana di Valle Sabbia, del Parco Alto Garda Bresciano e della Comunità del Garda, approda sul tavolo del Dirigente scolastico regionale, da cui si aspetta una risposta definitiva, alla luce della  circolare N. 25 del 29/3/2012, che lascia ampio margine di discrezionalità.
Chissà che non faccia tana libera tutti.
 
Ci si chiede perché in questi casi, che ormai diventano frequenti, si debbano mobilitare genitori, sindaci, funzionari e gettare nello sconforto ragazzi pieni di buone intenzioni.
La risposta è semplice: bisogna risparmiare e, quindi tagliare (non ci sono altri termini) sulla scuola.
La questione non è nuova, gli errori si ripetono e nessuno boccia i politici che li commettono.
Il professor Mario Monti, richiesto dalla Gruber come mai, in un periodo di crisi così accentuata, si spendono tanti milioni di euro per acquistare gli aerei militari, ha detto semplicemente: ”Faremo lo spending review”.
Una risposta precisa che non dà adito a dubbi, soprattutto a quelli che prendono la pensione sociale o sono disoccupati.
 
La verità è che non ci sono soldi e questi non si trovano per strada. O forse sì?
Affacciamoci ad una finestra del Liceo Fermi di Salò e vediamo un cantiere che ha appena ultimato una bretella (con tanto di galleria in curva e viadotto ben in vista da Salò), che va dal deserto al deserto.
Per collegare due frazioni a un paio di chilometri di distanza, Cunettone e Tormini, ci sono ben tre strade. Allora i soldi si trovano davvero per strada!
O forse le scelte politiche mirano proprio a creare un deserto? Quello culturale, ovviamente.

Riccardo Sessa
 
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