A chi mettiamo il cappio?
di Rus

Verrebbe voglia davvero di pensarla cos. La frana dell'ultimo partito leninista d'Italia a gestione famigliare toglie il velo all'ipocrisia e alla arroganza della Lega.

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Toccherà alla magistratura indagare e giudicare i fatti, però quanto scoperto in queste ore è drammatico e sconvolgente.
Cosa non ha costruito la Lega in meno di 25 anni in termini di occupazione del potere e di affarismo è davvero sorprendente.
Se la prendevano con i poveri immigrati, hanno organizzato le ronde padane e intanto intrallazzavano pare addirittura con esponenti delle cosche.
Così almeno scrivono i giornali.
 
Non si capiva la difesa ad oltranza del leghista Presidente del Consiglio Regionale Lombardo.
Adesso invece si capisce un po' di più. Non erano casi isolati.
Le dimissioni di Bossi sono il segnale di un rompete le righe, l'ammissione di un fallimento politico e l'aver ceduto agli ozi romani. Era già successo altre volte nella storia.
 
A nulla servono i giustificazionismi e il che ognuno si guardi in casa sua.
Non basta dire che si metterebbe le mani sul fuoco per il leader in disgrazia, bisogna vedere gli sviluppi.
Quello che ritengo importante e che i leghisti-leninisti abbandonino le difese a prescindere e si misurino invece con la cruda realtà.
La realtà è che i livelli di affarismo e corruzione hanno messo in ginocchio il Paese e la Lombardia in particolare. Scandali e risorse sottratte al bene collettivo.
 
Questo dovrebbe consentire a tutti leghisti e non di liberarsi dei fideismi e lottare per una moralizzazione della vita politica a partire dalla legge elettorale “porcellum o legge porcata” voluta proprio da Calderoli della Lega che ha inventato la categoria dei Parlamentari yes-men verso i capi.
La gestione monoteistica della Lega ha fatto il resto. Espulsioni, diktat assurdi e il popolo padano a osannare il Capo del dio Po e delle ampolline sacre.
Cerchi magici e riti assurdi oggi lasciano il posto ad una ulteriore caduta della politica.
 
La reazione e la disaffezione delle persone verso la politica non lascia presagire nulla di buono.
Finchè c'è tempo apriamo gli spazi della partecipazione democratica e del rinnovamento della classe dirigente del nostro paese.
Liberiamoci delle ubriacature di questi anni, impegnamoci perchè non c'è niente di cui gioire.

 
 
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