Fegato..egato..egato...
di Tiberio Evoli

L’ecografia, nell’ambito della diagnostica per immagini, ha assunto negli ultimi anni un ruolo sempre pi importante. Anche e soprattutto a Gavardo.

http://lnk.so/pQwp

L’ecografia, nell’ambito della diagnostica per immagini, ha assunto negli ultimi anni un ruolo sempre più importante.
Questa metodica non utilizza radiazioni ionizzanti, potenzialmente dannose, ma ultrasuoni che, alle dosi comunemente impiegate, non determinano alcun danno ai tessuti che attraversano, è di facile utilizzo, diffusa, ripetibile e ben accetta dal paziente.
Tutti questi elementi, uniti ai progressi tecnologici più recenti, rendono oggi l’ecografia metodica di prima istanza nello studio di numerose patologie; il suo campo di applicazione è così ampio che sono pochi gli organi o le strutture anatomiche che non possono essere indagati con questa tecnica.
 
L’ecografia ha ovviamente dei limiti per cui non sempre riesce a risolvere da sola le problematiche diagnostiche.
Può accadere, per patologie complesse, di dover far ricorso, dopo l’esame ecografico, alla TAC o alla Risonanza Magnetica, solo per restare nel campo delle metodiche di ambito strettamente radiologico, che, per esempio, utilizzando mezzi di contrasto in vena riescono a fornire elementi sulla vascolarizzazione delle lesioni, fondamentali per la diagnosi corretta.
 
Limitando l’analisi, a titolo esemplificativo, al settore epatico (studio del fegato), l’ecografia ha da sempre avuto una buona capacità nel riuscire ad identificare una lesione, un nodulo, ma con dei limiti nel riuscire a caratterizzare la lesione stessa, e cioè a dirci se quel nodulo è benigno o maligno.
Recentemente si è riusciti a colmare in parte questo handicap con l’introduzione dei mezzi di contrasto ecografici.
Si tratta di microbolle di gas, che vengono iniettate in vena, ma che al contrario di altri mezzi di contrasto non presentano effetti collaterali.
Questi nuovi mezzi di contrasto consentono anche all’ecografia di valutare accuratamente la tipologia di vascolarizzazione di una lesione e quindi di avere elementi di fondamentale importanza per una diagnosi certa, senza dover far ricorso a metodiche più impegnative.
 
L’ecografia con mezzo di contrasto, che presuppone anche la disponibilità di apparecchiature con software particolari, è stata introdotta da molto tempo nel Servizio di Radiologia di Gavardo-Salo’.
Questo ha consentito per esempio di migliorare l’offerta diagnostica nell’ambito della patologia del fegato, settore che, con la costituzione di un gruppo epatologico (a cui prendono parte internisti, chirurghi e radiologi) a Gavardo, ha avuto un notevole impulso.
L’impiego del mezzo di contrasto ecografico, sempre in campo epatico, consente adesso di valutare nella stessa sala operatoria, subito dopo la fine della procedura, l’efficacia delle cosiddette terapie ablative percutanee.
 
Sono queste delle tecniche che grazie alla guida ecografia consentono di introdurre degli aghi speciali all’interno di noduli tumorali epatici e di determinarne la necrosi (la morte delle cellule) attraverso l’aumento della temperatura che si riesce a realizzare.
Anche queste tecniche ablative percutanee, che riducono notevolmente il ricorso alla chirurgia tradizionale, sono da molti anni attuate a Gavardo dalla equipe di Radiologia.
 
Ultima metodica, di recente introdotta a Gavardo, in ambito ecografico è l’ecoendoscopia.
Una microscopica sonda ecografia montata su un endoscopio (lo strumento che consente di fare le gastroscopie) viene introdotta nello stomaco e nell’intestino del paziente consentendo di visualizzare organi o strutture come il pancreas e le vie biliari “da vicino”, con una maggiore capacità diagnostica rispetto alla ecografia normale, potendo inoltre più agevolmente eseguire, sempre con lo stesso strumento, dei prelievi bioptici su queste strutture.

Dr. Tiberio Evoli
Direttore U.O. Radiodiagnostica
Presidio Ospedaliero Gavardo/Salò
Azienda Ospedaliera di Desenzano del Garda
 
120311Fegato.gif