Addio Gigi
di Ubaldo Vallini

A ottobre del 2009 se n'era andato suo fratello Giambi, in un terribile incidente con la Vespa. Nei giorni scorsi un infarto ha fermato il cuore di Gigi.

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La notizia ha cominciato a girare su facebook nel primo pomeriggio di ieri, per molti angosciante: “Ho saputo che Gigi è morto. Gli è venuto un infarto fulminante mentre si trovava a Cuba”.
Gigi Tomasi aveva compito 59 anni lo scorso 2 febbraio ed era un’istituzione a Vestone.
 
Fatta eccezione che per quando era impegnato nei i suoi viaggi all’estero, per lo più europei, era impossibile infatti pensare alla piazza centrale del paese senza la sua presenza: coi baffoni sempre pronti ad incorniciare un sorriso franco e quell’occhio da “tirangiro” che caratterizzava ogni suo sguardo.
Con quello del resto lui osservava il mondo, spesso per fissarlo con uno scatto della sua inseparabile macchina fotografica.
 
“L’abbiamo saputo stamattina. No, non dal Consolato, ma da amici comuni che in questo momento anche loro sono a Cuba. Sembra che sia morto nella notte del 29 febbraio”. E stato il nipote Teo, ieri, a confermare quanto della tragedia era rimbalzato nella rete.
Ha aggiunto poco altro: “Stiamo cercando di capire meglio se è il caso che uno di noi raggiunga Cuba. Al momento sappiamo solo che al Consolato conservano i suoi effetti personali”.
 
Gigi Tomasi, da qualche mese in pensione, era stato a Cuba più di un mese fra dicembre e gennaio.
Aveva trascorso a Vestone un paio di settimane ed era ripartito alla volta dell’isola caraibica lunedì scorso.
“Mi aveva fatto vedere una montagna di fotografie scattate per l’occasione e non vedeva l’ora di poterci tornare. Eterno ragazzino com’era se n’era innamorato” ci dice uno dei suoi tanti amici.
267 di quegli scatti, tutti in bianco e nero, erano finiti anche sul suo seguitissimo profilo di facebook, in gran parte ritratti.
 
Da qualche tempo Gigi aveva anche cominciato una ricerca di fotografie storiche intitolandola “Gente di Vestone”, con l’intenzione di farne una mostra.
Le sue foto erano già finite su numerose pubblicazioni.
Persino sul “Vistù”, nonostante fosse un bollettino parrocchiale e lui con le faccende di chiesa non è che avesse molto da spartire.
 
Schietto come pochi, spesso intransigente, Gigi non si curava troppo di mediare fra le sue posizioni e quelle degli altri.
Così non era raro ritrovarlo infervorato in discussioni infinite con gli interlocutori più disparati, sempre con la politica di mezzo, una delle sue passioni più viscerali.
 
Il Sessantotto l’aveva colto quindicenne, ma si sa: nella periferica Valle Sabbia era arrivato qualche tempo dopo.
E lui ne era rimasto affascinato, faticava a staccarsene: l’impegno politico, ma anche lo stare sempre in giro, le baldorie con gli amici, la “caccia” alle “ragazze”...
Del resto, da scapolone qual era, era rimasto anche uno dei pochi a potersele permettere, queste cose.
Di Gigi si può dire che a tutti avesse qualche cosa da chiedere, ma soprattutto molto da dare.
A Vestone lascerà un grande vuoto.
 
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