In moto sulle tracce di Gengis Khan
Il gruppo Gavardo in moto sta organizzando un viaggio in motocicletta con una destinazione alquanto insolita: la Mongolia. Le moto verranno spedite a Ulaan Baatar, la capitale, da dove partirà il raid.

Il gruppo Gavardo in moto sta organizzando un viaggio in motocicletta con una destinazione alquanto insolita: la Mongolia. Le moto verranno spedite a Ulaan Baatar, la capitale, dove verranno raggiunte dai rispettivi proprietari (Balos, Sergio, Renzino, Massimo, Ferruccio e Adriano) e da dove partirà il raid.

Nel Paese di Gengis Khan i motociclisti gavardesi vagabonderanno per circa 15 giorni tra le immense praterie mongole, dove avranno modo di frequentare le popolazioni nomadi e di trascorrere qualche giorno ospiti nelle loro «gher», capanne circolari usate dai popoli dell’Asia centrale.
Poi si inoltreranno nell’ostile e affascinante deserto del Gobi: qui visiteranno tra le altre cose la Grande Muraglia Cinese, oppure i siti archeologici dove ancora oggi affiorano ossa di dinosauri dal terreno. Poi la mitica Karakorum, antica città voluta come capitale da Gengis Khan.

Proseguiranno su nel Nord-Ovest addentrandosi nella favolosa catena dei Monti Altay, da dove abbandoneranno la Mongolia per trasferirsi in Siberia. Qui inizierà la lunga tappa di trasferimento sulle infinite piste siberiane, trasferimento che i gavardesi compiranno in pochi giorni attraversando altri tre fusi orari prima di giungere in Ucraina. A questo punto non rimarrà loro che spostarsi in Ungheria, in Austria e saranno infine a casa. Il tutto per 12-13.000 chilometri che verranno percorsi in poco meno di un mese.

Il sestetto viaggerà senza alcun appoggio o assistenza: sanno che potranno contare esclusivamente sulle loro forze e che dovranno cavarsela da soli. E le moto? Sono sei Yamaha da enduro piuttosto datate ma mantenute sempre in piena efficienza, le stesse che negli anni ’80 e ’90 hanno fatto sognare più di una generazione nelle varie «Parigi-Dakar».
Sarà anche un viaggio all’insegna della solidarietà: nella capitale mongola verrà infatti portato un aiuto ad un istituto che si occupa dei «bambini di strada», bambini senza famiglia che usano come abitazione i cunicoli fognari di Ulaan Baatar, la capitale più fredda del mondo dove in inverno si possono raggiungere temperature di -40°.

I sei centauri hanno superato gli «anta» da qualche anno ma la voglia di viaggiare in moto (possibilmente con mete inusuali), anziché assopirsi con il tempo si è rinvigorita, e pare che nelle lunghe serate invernali l’argomento sia uno solo: «Dove andiamo l’anno prossimo?».

p. pas. dal Giornale di Brescia
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