Nuova vita per gli affreschi
di Giancarlo Marchesi

Due funzioni religiose per suggellare al meglio il termine dei lavori legati al primo lotto di restauro, che hanno interessato la chiesa di Sant'Antonio ad Anfo.

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Don Fabio Peli, parroco dell'unità pastorale dell'Eridio, celebrerà la prima messa nel tempio restaurato martedì 17 gennaio, alle 10.30, proprio in occasione della festività dedicata a Sant'Antonio Abate e la seconda funzione domenica 22.
La chiesa, edificata nel XIV secolo sul dosso di Castér, località del territorio di Anfo, nel corso del 2011 è stata oggetto di un competente e accurato restauro.
L'intervento, affidato al laboratorio d'arte dell'anfese Romeo Seccamani, ha riportato a nuova vita dipinti murali di grande valore del tardo secolo XV, che testimoniano come il territorio bagnato dall'Eridio sia stato in età rinascimentale un rilevante polo d'attrazione culturale e religioso.
 
Grazie all'impegno profuso per lunghi mesi da una qualificata équipe di restauratori (composta da Eleonora Bertolazzi, Angela Binetti e Sergio Buscio), ora si possono ammirare in tutta la loro preziosità cicli d'affreschi che presentano temi pittorici fondamentali per l'epoca di edificazione del tempio quali, ad esempio, la vita di Sant'Antonio Abate, la Crocefissione e i quattro evangelisti.
Il lavoro di restauro dal punto di vista finanziario è stato sostenuto dalla parrocchia di Anfo, dall'ente municipale e dalla Fondazione della Comunità Bresciana, che hanno unito le forze per riportare all'antico splendore lo straordinario e vasto lavoro pittorico che impreziosisce il tempietto anfese.
 
Sull'assoluto valore degli affreschi, lo stesso Seccamani sottolinea come «la chiesa di Sant'Antonio conserva opere pittoriche tra le più innovative realizzate durante il Rinascimento nel Bresciano, nel periodo tra il Foppa e i tre straordinari pittori del Cinquecento, Savoldo, Romanino e Moretto».
In merito al possibile autore, Seccamani osserva che «si tratta di un maestro che si distinse per come orchestrava sonorità e ritmo dei colori e per come scandiva forme e spazi. Un maestro che per quanto riguarda la probabile area di provenienza, anche per la presenza in quel periodo di particolari maestranze che operarono nella Rocca d'Anfo, mi fa pensare a Liberale da Verona».
 
Giancarlo Marchesi dal Giornale di Brescia
 
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