Quale stato sociale?
di Paolo Barbiani
In merito alle scelte che ci aspettano sul futuro dello «stato sociale», pubblichiamo le riflessioni di un amministratore di Vobarno.
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In tempi di crisi economica, di rischio recessione, si percepiscono sempre più insistenti le voci secondo le quali sarà necessario ridurre le spese sociali.
Condivido l’impegno e la necessità di rivedere taluni servizi, ricercare gli sprechi e ridefinire alcuni progetti, con l’obiettivo però di migliorarli, non di eliminarli!
Non deve passare l’opinione che a causa della crisi si possano cancellare diritti fondamentali attinenti la persona.
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Sono convinto che se l’Italia è riuscita in questi ultimi anni a difendere il proprio benessere, è merito anche di uno stato sociale forte, guardato anche da altre nazioni, che tutela chi è in difficoltà e chi si è trovato improvvisamente in una situazione di precarietà .
Se non ci fossero stati gli ammortizzatori sociali come l’indennità di disoccupazione, la cassa integrazione, tanti lavoratori si sarebbero trovati davvero sul lastrico.
Se non ci fossero stati i voucher lavoro attivati dall’amministrazione comunale ci troveremmo famiglie a cui sarebbe negato persino il diritto di alimentarsi.
Se non ci fosse un’organizzazione sanitaria come quella italiana, non potremmo avvalerci del diritto alla cura.
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È pur vero che esistono sprechi ed è necessario ottimizzare le risorse, ma in questo ci sta anche l’impegno di ripensare la sanità privata; sono giusti i contributi che talune strutture ricevono? sono proporzionarti all’attività che svolgono?
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Lo stesso dicasi per la scuola; è giusto sacrificare risorse per la scuola pubblica per sostenere tanti istituti privati?
Non va negata la libertà di scelta ma ognuno deve assumersi le proprie responsabilità e oneri.
La priorità è pensare ad una scuola pubblica di qualità .
Nel nostro piccolo a Vobarno abbiamo sostenuto progetti quali la “scuola aperta†e “estate a scuolaâ€.
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Lo stato sociale si compone anche del mondo associazionistico, del terzo settore, e ritengo ancor più necessario in questo momento mantenere e rafforzare il dialogo per confrontarsi e unire le forze.
A Vobarno negli ultimi due anni sono state attivate nuove iniziative, “progetto metti in moto il movimentoâ€, “progetto socializzazione anzianiâ€,  grazie all’impegno di associazioni del nostro territorio.
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Scrive Stèphane Hessel, 93 anni, nel suo libro “Indignateviâ€:
“……. ma come è possibile che oggi manchi il denaro necessario a salvaguardare e garantire nel tempo tali conquiste? Forse perché il potere dei soldi non è mai stato così grande, arrogante, egoista! il divario tra i più poveri e i più ricchi non è mai stato così significativo e mai la corsa al denaro, la competizione erano state a tal punto incoraggiate. Indignatevi! I responsabili politici non devono abdicare, né lasciarsi intimidire dalla dittatura dei mercati finanziari che minaccia la pace e la democrazia……â€
Indignamoci, denunciamo le ingiustizie, gli sprechi, le cose che non funzionano e contemporaneamente mettiamo in atto il coraggio e l’impegno per cambiare.
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In questi giorni è stato pubblicato il rapporto annuale del Censis, centro studi investimenti sociali, che fotografa la società italiana.
Si legge che siamo fragili a causa di una crisi che viene dal non governo della finanza globalizzata. Viviamo esprimendoci con concetti e termini che nulla hanno a che fare con le preoccupazioni della vita collettiva (default, rating,spread ecc.).
E’ Illusorio pensare che i poteri finanziari disegnino sviluppo perché quest’ultimo si fa con energie, mobilitazioni, convergenze collettive.
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Qualche buon segnale già c’è: il 57 % degli italiani è disponibile a fare sacrifici per l’interesse generale del paese; il 46 % si sente italiano; ad accomunarci è il senso della famiglia 65%, e il gusto per la qualità della vita 25%, mentre i valori guida risultano essere moralità e onestà 55%, e rispetto per gli altri 53%. Basta con l’evasione fiscale 81%.
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Il presidente del Censis indica 5 punti: ridare valore all’economia reale; avere lo sguardo lungo e prendere decisioni che durino nel tempo; far uscir fuori i conflitti che sono segno di vitalità (gli indignati); arricchire i rapporti sociali aprendo ai nuovi format come i social network, le aggregazioni spirituali, le forme amicali collettive, la partecipazione comunitaria; infine la difesa e la valorizzazione della rappresentanza.
Un aspetto quest’ultimo fondamentale: oggi si preme per la decisione a scapito della concertazione, e invece proprio cose come la concertazione costituiscono la forza del nostro Paese.
I segnali che arrivano dagli intellettuali, dai tecnici sono improntati sull’idea che possiamo farcela; non dobbiamo cadere nella tentazione del pessimismo e del tanto non mi riguarda.
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Auguro a tutti i cittadini un buon 2012, e come scrive Don Ciotti: c’è democrazia laddove c’è rispetto dei diritti, giustizia sociale e senso di responsabilità individuale.
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Paolo Barbiani
Assessore alle politiche sociali
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