Beghe interne alla Casa di Riposo
Dimissioni a catena alla Casa di riposo «Irene Rubini Falck» di Vobarno. Ad andarsene i tre membri della maggioranza in seno al Cda. La minoranza accusa: «Così rischiano gli investimenti»

Dimissioni a catena alla Casa di riposo «Irene Rubini Falck» di Vobarno. «Tutto ha avuto inizio un paio di mesi fa - spiegano Giovanni Giannini, membro del Consiglio di amministrazione della Casa di riposo (oggi divenuta Fondazione) in quota al gruppo di minoranza ’Vobarno Futura’, e Mario Fusi ed Eugenio Lancini, consiglieri di ’Vobarno Futura’ in consiglio comunale - quando la presidente dell’ex Rsa Marilidia Salvadori ha rassegnato le sue dimissioni per motivi personali.
È stato allora convocato il Cda che, composto da cinque membri (i tre espressione della maggioranza, la Salvadori, Pierfranco Gozza e Ancilla Ferrari, ed i due in quota alla minoranza, Enzo Formisano e Giannini, ndr) che ha accettato le dimissioni dopo un inutile tentativo di arrivare alla revoca».

Non viene eletto un nuovo presidente, Formisano, della minoranza già vice presidente, diviene facente funzioni: «Ma tra il 23 ed il 25 aprile, ecco le dimissioni improvvise di Gozza e Ferrari».
A quel punto il Cda si ritrova con i soli due consiglieri di minoranza Giannini e Formisano ed è costretto, con la conferma delle dimissioni, a decadere: «Il nostro timore è che - accusano i tre - dietro queste dimissioni ci sia un disegno politico del centrosinistra per rompere una istituzione che evidenzia una sana gestione ed un utile non indifferente, e che vedeva in partenza un progetto, approvato all’unanimità dai cinque consiglieri in perfetto accordo, consistente in un investimento di circa sei milioni di euro per il raddoppio dei posti (38 in più, rispetto ai 40 attuali), la mensa interna e la possibilità di servire pasti in esterno alle aziende».

Se ora il Cda decade andrà rinnovato: «E questo determinerà un grosso ritardo del progetto, sempre che il nuovo Cda decida di portarlo avanti. Perché questo? Forse perché a capo del Cda attuale, a quattro membri, c’è un esponente della minoranza e questo fa temere alla maggioranza di perdere la paternità di questa grossa occasione di sviluppo della Fondazione?»
Una Fondazione talmente sana che, col bilancio 2006, ha restituito al Comune i 100.000 euro di contributo previsti, perché questi li destinasse alle emergenze del terremoto: «Questo grazie ad una sana gestione in economia, merito del nostro direttore, pur con rette molto basse. Le dimissioni a catena nel Cda - ribadiscono - hanno un chiaro sapore politico, e c’è poi in ballo la paternità del megaprogetto di sviluppo, che se ritarda potrebbe addirittura essere accantonato: il futuro della Fondazione ci pare assai incerto. Noi vorremmo invece delle certezze».

Un progetto che, si prevedeva, poteva essere pronto in due anni: «Ma ad una condizione: che si riesca a partire. Per questo ’Vobarno Futura’ interrogherà la maggioranza con un’interpellanza in consiglio comunale».

m.pas. da Bresciaoggi
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