Ai tempi dei medici della mutua
di Itu

Non si muore di raffreddore,però peggiora quando si è soli a non sapersene prendere cura.

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Mi manca tanto la figura rassicurante del medico condotto a cui potevi confidare il tuo malessere da raffreddore, prendeva in carico un controllo alle orecchie e alla gola tante volte qualche complicanza sopraggiungesse insieme alla febbre, consigliava suffumigi e come stare al caldo e sapeva quanto ha bisogno di cura il più piccolo malessere.
 
Era una figura che affiancava l’ansia del mal di pancia dei nostri piccoli e ridava fiducia ai primi attacchi di panico da artrosi senza mandarci subito dagli specialisti in quell’orrendo ginepraio di accertamenti da cui non se ne sorte più.
Adesso niente mi sembra abbastanza grave da giustificare la mia presenza in sala di attesa mentre a fianco hai chi ti racconta della chemio e delle terapie riabilitative, per poi entrare rosso di vergogna per tre starnuti che ti hanno fatto passare la notte in bianco e poi uscire dall’ambulatorio con la ricetta dell’ennesimo antibiotico o la prescrizione per la visita dall’otorino.
 
Non ne faccio colpa ai medici di cui capisco il tormento di dover fare scelte obbligate, indipendenti dalla loro volontà di giuramento al benessere della persona, considero però che i grandi mali arrivano quando non siamo stati capaci di sopportare i piccoli.
E poi di sicuro il tempo logora per cui ad ogni cosa c’è un termine.
 
Era una riflessione che riguarda un articolo che segnala medici instradati a scuola di empatia e che si trovano nei reparti di oncologia.
Ma non potrebbe esserci prima di allora una figura che cura i piccoli malesseri quotidiani, che rassicura, può consigliarci e visitarci senza entrare in conflitto con specialisti e case farmaceutiche?
 

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