Carola
di Pino Greco

Nelle strade di valle si incontrano dei luoghi non-luoghi. Toponimi eccentrici che vivono nell’immaginario a identificare soffusamente una funzione, uno spazio di incontro, un servizio per il pubblico.

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Nelle strade di valle si incontrano dei  luoghi  non-luoghi. Toponimi  eccentrici che vivono nell’immaginario a identificare soffusamente  una funzione, uno spazio di incontro, un servizio per il pubblico.
Che sò, il Benedetto a Barghe. La Cicci di Nozza. Il Frignani di Vestone.
Fino all'altro giorno, mercoledì  ventitrè novembre, c’è stata la Carola, a Idro.  
 
Me la ricordo giovane, vistosa, ammaliante  e vagamente eversiva. 
Abiti  invariabilmente  trendy e trucco sfrontato, coltivava il gusto per le architetture sobrie, gli arredi antichi, i quadri decorosi, i tendaggi macramè.     
Affabulatrice dai timbri intensi e dallo sberleffo trasognato, scherniva culi bianchi e bacchettoni, montanari  e paisà, ma al forestiero  un po’ spaesato riservava un’intrigante e tollerante empatia.
 
Cantava De Andrè, Jannacci e Ivan della Mea, ma la sera del cinque di gennaio non avrebbe mai rinunciato alle estenuanti cantilene de’ “la stela”.  
Era curiosa del mondo e dei suoi enigmatici percorsi , ma la valle era  il suo irrinunciabile background  e Idro  il suo rifugio.
 
E proprio a Idro, trent’anni fa, ha iniziato la sua avventura audace e scriteriata.
Un boutique con tutti i crismi, all’epoca del mitico “FIVE” e dei rari e boriosi esemplari cittadini.
Battaglia vinta.
 
Ancora a Idro ha profuso energie e fervori per la tutela del paesaggio e la salvaguardia dei sacrosanti risvolti economici.
Battaglia ancora aperta.  
Battaglia da portare avanti anche in nome della sua inflessibile, altruista, appassionata e innocente faziosità.
 
Addio cara amica. Ti sia lieve la terra.
 
                                                                                                      P I N O    G R E C O 
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