Riforma elettorale, mafia voto di scambio e voto segreto
Fra le riforme da fare, per garantire maggior democrazia nella scelta di chi governa, c'è quella della legge elettorale

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Gentile Direttore,
i titoli questa mia lettera possono sembrare incongruenti rispetto al problema della predisposizione di una nuova legge elettorale. Tuttavia ritengo si possa trovare un nesso non insignificante tra riforma elettorale, mafia e segretezza del voto.
L’attuale questione elettorale ruota attorno alla prevalente necessità di garantire ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti. Si tratta certamente di un valore civile e democratico non negoziabile.
 
Si ipotizza un ventaglio di scelta tra 20 nominativi per ciascuna lista, cioè ad un gruppo di candidati indicati da ciascun partito, non raramente a seguito del rapporto di forza interno proporzionale alla consistenza del potenziale pacchetto di voti di cui ciascun candidato si fa portatore e garante.
Cose note e arcinote, pare, a detta di molti, perfino inevitabili in questo tipo di democrazia rappresentativa, che comunque sollecitano una riflessione seria ogni qualvolta si procede alla formazione delle liste.
I cittadini possono scegliere dal rigido menù del proprio partito, certamente più ricco del piatto unico del sistema attuale indubbiamente molto restrittivo per gli elettori obbligati a mangiare questa minestra o a rifiutarsi di mangiare.
 
Tuttavia a fronte di questa situazione è opportuno forse è bene rammentare che tra i motivi della decisione per il candidato unico votare qualcuno aveva evocato apertamente la questione non marginale del controllo capillare della mafia sul voto in ciascuna sezione elettorale corrispondente a un perimetro territoriale ben delimitato e istituzionalmente noto a tutti, mafia compresa.
Le sezioni elettorali afferiscono a porzioni di territorio spesso anche molto piccole perfino di 500 o 1.000 elettori di cui si conoscono i nomi dei residenti.
Se qualcuno si fa consegnare gli esiti pubblici del voto per sezione elettorale (sono affissi all’albo pretorio o consultabili in Comune) può constatare a tendenza la voto di ciascuna sezione e chi è della zona e conosce i residenti ce non fatica a sapere chi ha votato chi e raramente non indovina.
Ad esempio, se nessuno in quella sezione ha votato il candidato Tizio (che vi ha fatto campagna elettorale e magari con qualche promessa aggiuntiva) o ha votato due invece dei cinque concordati, si sa benissimo come sono andate le cose, appropriatamente o diversamente o da quanto concordato.
 
Sono operazioni ricognitive che solitamente fanno tutti i partiti, le liste in gara e, in molte zone, anche la mafia.
Il ritorno alla scelta tra 20 candidati per lista favorisce ancor più il controllo nel territorio, il voto di scambio.
Infatti, i partiti e ancor più i “capibastone†tendono a verificare l’esito delle proprie iniziative e, in ultima istanza, a controllare il territorio.
La strategia più ricorrente e, pare più efficace, consiste nel  “proporre†le famose terzine o triadi di candidati per ciascuna sezione elettorale mediante un convenuto e preciso ordine di preferenze peraltro diversificate per ciascuna sezione: ad esempio, i candidati 11-2-7 nella sezioni A-C-E mentre i canditati 20-10-3 nelle sezioni D-B-F.
 
Mi scuso per l’accostamento a valenza metodologica tra partiti e mafia, ma il procedimento, mutatis mutandis, rimane sostanzialmente identico.
A questo complessa organizzazione si aggiunge la non marginale questione della campagna elettorale dei vari candidati in lista: predisposizione e distribuzione capillare dei “santiniâ€, non raramente “clandestiniâ€, i gadget personalizzati, le telefonate private dai call center, manifesti e spot, presenze a pagamento nei media, ecc.; tutta roba che oggi costa migliaia di euro per non dire centinaia. Anche questo, si afferma, è un cosa inevitabile, magari dentro i costi preventivi della politica, poi da compensare.
 
Complicata la questione del “che fareâ€.
Primo certamente riflettere bipartisan (in nome del conclamato bene comune da tutti sempre evocato in ogni tornata elettorale): individuare un sistema meno imperfetto che riesca a coniugare  tre complementari garanzie democratiche e irrinunciabili a  tutela dell’esercizio democratico del voto dei cittadini elettori:
1) la più ampia pluralità possibile delle scelte tra i candidati,
2) il contrasto alle infiltrazioni mafiose e illegali nel territorio
3) la segretezza assoluta e strutturale del voto espresso
 
Ritengo che la garanzia 3) possa fungere da apprezzabile prerequisito preventivo per le altre due: forse basterebbe partire eliminando le sezioni elettorali individuandone la strategie più efficace.
Occorre pensarci ma ad esempio informatizzando il sistema di voto senza far riferimento ad una propria e specifica sezione: ad esempio, tante cabine proporzionali al numero dei votanti nel Comune (per consentire di poter votare agevolmente nei tempi previsti), voto accorpato in vasti territori di 100.000-300.000 aventi diritto al voto, o anche di più.
 
Ovviamente si presuppone un sistema informatizzato con un numero o un codice (segreto e poi svincolato dal nominativo) attribuito a ciascun elettore che vota dove vuole magari anche da casa con propria password e in automatico risulti di aver votato e quindi con voto non replicabile.
Ovviamente esempi modesti utili solo a stimolare fantasia e creatività, da parte delle istituzioni e di quanti (partiti compresi) hanno a cuore le tre garanzie precedentemente indicate a tutela del corretto e libero esercizio dei cittadini. Si attendono contributi e proposte in merito.
 
Grazie
Gabriele Ringhini - Bedizzole.
 
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