La gigantesca lapide chiamata Corna Nibbia
Ci ha incuriosito questa sorta di diario di viaggio di Clementina Coppini pubblicato su www.mondointasca.com. La scrittrice ha lanciato il suo sguardo vergine e attento su alcuni luoghi della nostra Valle Sabbia. Ve lo proponiamo a veloci puntate (5)

Ci ha incuriosito questa sorta di diario di viaggio di Clementina Coppini pubblicato su www.mondointasca.com settimanale on-line di turismo e di cultura del viaggiare.
La scrittrice ha lanciato il suo sguardo vergine e attento su alcuni luoghi della nostra Valle Sabbia. Ve lo proponiamo a veloci puntate (5)

Una piccola deviazione a destra nella strada sterrata alle spalle di Biù e si va alla Corna Nibbia. Basta chiedere e lo sanno tutti, dove lavorano gli archeologi, perché il sito è diventato la gloria nazionale dei bionesi. La Corna Nibbia è nuda roccia nella montagna; e si vede da molto lontano. È un riparo sottoroccia, dal suolo secco da migliaia di anni perché l’acqua non arriva in nessun modo.

Qui c’è una necropoli dell’età del rame, ma non solo, poiché per migliaia di anni gli uomini frequentarono questo luogo.
Immagino questi poveracci, terrorizzati dal buio, perseguitati da continue morti violente e premature, che si stanziano in questo sito sopraelevato e riparato e accendono fuochi, aspettando di vedere nascere un sole che li conforti.

In un altro tempo ancora precedente seppelliscono lì i morti, perché il loro buio sia in qualche modo rischiarato. Praticano un rito antico: prima abbandonano nel bosco i cadaveri finché non sono ridotti in scheletro e infine spezzano le ossa, affinché non venga loro in mente di tornare a spaventare i vivi che già hanno abbastanza paura. Infine vengono tumulati con collane e pugnali, protetti dal grande sasso.
Un processo piuttosto schifoso da immaginare, ma evocativo di purificazione.

Durante la guerra venivano qui a nascondere alle truppe di occupazione i loro tesori, in oro e soprattutto in cibo.
Venivano in questo posto, un riparo dal tempo brutto nei tempi brutti. Venivano qui di nascosto a cuocere le patate per stare insieme, sperare ed esorcizzare il male: la stessa cosa che facevano i loro antenati migliaia di anni prima.

E in alto, a picco sullo scavo, cosa c’è? Il cimitero degli alpini visto dietro San Bernardo, nientemeno.
Intorno a questa pietra si capisce che c’è del sacro. La Corna Nibbia, a ben guardare, è di per sé una gigantesca lapide, messa in verticale a scrutare l’alba.
Una lapide appoggiata su una terra così asciutta da essere diventata polvere.

Alla fine, in questa valle, si è trovato qualcosa che sembra sabbia.


Le cinque puntate nelle quali abbiamo suddiviso il racconto valsabbino di Clementina Coppini le potrete trovare in un unico file formato pdf nella sezione "documenti".
0613ScaviArcheo07.jpg