Sostegno generazionale
di Ubaldo Vallini

I nonni o i giovani volontari? Non si capisce bene chi ci guadagna a Villanuova, ad ogni modo si tratta di una bella notizia.

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Sono in dieci, fra i sedici e i vent’anni, volontari a Villanuova in casa di riposo in attesa che riaprano le scuole.
Fra loro anche un diciassettenne che dopo essersi impegnato in un periodo di “pena” al servizio dei nonni, concordato ovviamente fra la famiglia e la scuola, si è trovato talmente bene nel ruolo da decidere di “autopunirsi” ancora per un po’.
E’ il frutto dell’esperienza che da poco più di un anno il Villaggio San Francesco sta mettendo in pratica in collaborazione con l’amministrazione comunale di Villanuova.
 
Diversamente da quel che accade per altre strutture valsabbine di tradizione più consolidata, infatti, prima di questo esperimento, la presenza del volontariato fra i 120 ospiti della “Anni Azzurri” era solitamente limitata ad una manciata di volonterosi che assicuravano una presenza a fasi alterne, a fronte del personale che somma ad una cinquantina di addetti.
Poi la decisione della direzione, capitanata da Luisa Ambrogi, di provare con il coinvolgimento dei giovani.
Con risultati sorprendenti, certo non sono giustificati dai pochi euro garantiti dall’amministrazione comunale coi “buoni lavoro”.
 
Le testimonianze
«Ha cominciato Lia, mia grande amica, e allora mi sono detta perché no? – ci ha detto Cristina che ha 17 anni e frequenta il Fermi a Salò -. Tanto più che a casa c’è nonna da accudire e così imparo anche a farlo meglio».
Dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18, a blocchi di tre ore che per qualcuno sono sei al giorno, dipende dagli impegni extra.
«Sono soprattutto ragazze e tutte di Villanuova – ci dice Enrico che insieme ad Emanuela si occupa di gestire la loro presenza all’interno della Casa -. Per ciascuna di loro mansioni che vengono “cucite” su misura in base alle attitudini personali. Si va dall’aiuto a trasferire gli ospiti al piano dove si svolgono le attività diurne al dispensare le merende, dal sostegno nelle attività fisioterapiche alle attività di animazione, sempre prestando attenzione al tipo di relazione da intraprendere con loro».
 
Ci sono Arianna che ha 20 anni e studia Giurisprudenza a Brescia, coinvolta dalla presenza dell’amica Silvia che invece al Cfp sta imparando proprio a gestire comunità come la Anni Azzurri: «Non si sa mai nella vita cosa ci troveremo ad affrontare, meglio essere preparati a tutto» ci dice il futuro avvocato.
Insomma, i motivi che spingono i ragazzi a provare questo tipo d’esperienza possono essere i più diversi.
 
Quello che non cambia è la dolcezza dei loro sguardi quando ti descrivono il rapporto che riescono ad instaurare con gli ospiti.
«Va bene, scendo a giocare a carte, ma solo perché me lo chiedi tu» ha detto sorridendo l’altra mattina una nonna a Cristina, a dimostrazione del fatto che l’idea di introdurre volti nuovi e passione giovanile ha ricadute estremamente positive.
 
 
. In foto da sx Emanuela, Enrico, Cristina, Arianna e Silvia
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